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Decisamente più nota negli Stati Uniti che in Italia, la giornalista Jeannette Walls ha pubblicato nel 2005 il suo libro di memorie The Glass Castle, diventato presto un best seller. Quel romanzo di grande successo, inerente alla sua infanzia e alle sue esperienze in una famiglia fortemente disfunzionale, si è trasformato in un film che ha cercato di ricreare al meglio questa curiosa storia vera sul grande schermo.
L’elemento più incisivo è rappresentato dai personaggi (a partire dal padre interpretato da Woody Harrelson) protagonisti di questo lungometraggio che, al di là dell’interesse che può suscitare un racconto di vita vissuta, fatica ad appassionare e a risultare originale.
Si tratta di un racconto di formazione che non riesce a trovare un respiro universale e non propone riflessioni particolarmente degne di nota.
Il regista Destin Daniel Cretton si conferma una promessa mai del tutto sbocciata, svolgendo un onesto compitino che non regala grandi guizzi ed emoziona solo a piccoli tratti. Cinque anni dopo Short Term 12, Cretton ha scelto nuovamente come protagonista Brie Larson, che interpreta Jeannette Walls da adulta, e la sua prova è tra i pochi elementi di vera intensità di un film a cui sembra sempre mancare qualcosa per poter coinvolgere come vorrebbe.