Chi ha ucciso Belle? Dal romanzo La morte di Belle (1957, in Italia edito da Adelphi) di Georges Simenon, il gran belga tradotto in 47 lingue con 550 milioni di copie vendute nel mondo, Il caso Belle Steiner dà alla coppia di provincia Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg il fondamentale compito di precipitarci nel noir e farci riflettere su presunzione di innocenza, processi mediatici, giudizi e pregiudizi popolari. C’è anche un brivido, ovvero un cortocircuito tra finzione e realtà: il regista Benoit Jacquot nel 2024 è stato accusato dalle attrici Judith Godrèche, Isild Le Besco e Julia Roy di violenza sessuale, stupro di minorenne e stupro. Altre attrici gli hanno addebitato accuse di stupri, molestie sessuali, violenze psicologiche e fisiche. Jacquot è stato incriminato per stupro nel luglio del 2024.

Dopo la presentazione a Fort Lauderdale l’anno scorso, dopo la presa di distanza di Canet, il film non ha trovato ancora distribuzione in Francia, malgrado il cartello inserito prima dei titoli di coda punti a salvaguardarne il valore artistico e l’esito commerciale dalle traversie giudiziarie del regista: “L’equipe del film condanna qualsiasi forma di condotta aggressiva e molestie e esprime solidarietà alle vittime e alla libertà della loro parola”.

L’avete capito, il film, che Europictures dal 13 aprile porta nelle nostre sale, è spacciato: quasi una pena del contrappasso. Si può, si deve separare l’opera dal regista, l’arte dalla casella giudiziaria? E - o tempora, o mores - è opportuno?

Meglio, si fa per dire, rimanere aderenti al film, che il regista de Gli amori di Suzanna Andler (2021) addossa agli attori che s’è scelto, Canet per l’ordinario, perfino dimesso professore di matematica Pierre e l’adorata Gainsbourg per la negoziante – sintomaticamente, vende occhiali – Cléa: il primo è irreprensibile come si direbbe? La domanda s’avanza allorché Belle, la giovane figlia di un’amica, viene trovata morta nella loro casa: presente al momento della tragedia, Pierra diventa l’unico sospettato. Interrogatori umilianti, ostracismo dei colleghi, ostilità dei concittadini, ché il paese è proverbialmente piccolo, l’uomo è condannato a sé stesso, qualunque sia la verità dei fatti: che fare? Nulla, assolutamente nulla: Pierre non si difende, ma solo perché non ne ha bisogno? Man mano il caso (non) si dipana, cresce l’ossessione, nostra per tramite di lui, che l’ordinarietà di Pierre abbia licenza di trasgressione, e che altro, che il suo passato non collimi con il presente, e viceversa, che la notte non sia il giorno, insomma.

Recitato sottotraccia da Canet e pure Gainsbourg, fotografato con palette stinta, instradato in provincia e domiciliato nell’incertezza della pena, divaricato tra delitto e castigo, Il caso Belle Steiner si vede con il beneficio del dubbio, che segnatamente è molto.