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Il cardellino è un quadro dipinto nel 1654 dall'olandese Carel Fabritius. Questo pittore, tra i più dotati allievi di Rembrandt, morì molto giovane, in seguito all'esplosione di un magazzino di polvere da sparo, che distrusse un intero quartiere della città di Delft, nonché il suo studio. Solo una dozzina di dipinti scamparono al disastro. Tra questi c'era appunto Il cardellino.
Proprio questa tela, che ritrae un piccolissimo uccello dalla faccia rossa e dalle ali nere e gialle, ispirò il terzo romanzo della scrittrice statunitense Donna Tartt, con il quale vinse il Premio Pulizer per la narrativa nel 2014.
Dal quadro alle pagine del libro (ben 800) Il cardellino è volato ora fino al grande schermo. Dirige questo film, piuttosto lungo (due ore e mezzo), John Crowley (Brooklyn).
La storia è la stessa: protagonista è Theo Decker (Ansel Elgort), un ragazzino di tredici anni, che riesce a sopravvivere all'attentato terroristico al Metropolitan Museum di New York. Nella medesima circostanza sua madre però muore, e così, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto da una ricca famiglia di un suo compagno di scuola, in particolare dalla signora Barbour (Nicole Kidman).
Preda della nostalgia e aggrappato all'unico oggetto che gli fa sentire vicina sua madre, il piccolo quadro The Goldfinch (Il cardellino), Theo finirà per addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale.
Sicuramente non è facile che una trasposizione dal libro al film riesca allo stesso modo, soprattutto quando si tratta di un caso letterario mondiale come questo. Qui però siamo davvero lontani dall'originale. Si spazia dal freddo Upper East Side al calore bohémien del negozio di antiquariato di Hobie (Jeffrey Wright), all'accecante luce del deserto di Las Vegas, nel quale il coetaneo Boris (Finn Wolfhart) lo avvia alla droga, fino al mondo cupo e noir del sottobosco criminale di Amsterdam.
Cambiano i registri, a un certo punto vira persino verso il crime, ma c'è un tratto silente che non abbandona mai il film, ed è la noia.
Insomma, sebbene ingabbiato all'interno di una regia elegante e sostenuto da un cast eccellente (compresi i bambini), questo Cardellino non appassiona. Colpa anche di una colonna sonora quasi completamente assente. C'è un breve momento, quando parte la cover della dylaniana It's all over now Baby Blue di Van Morrison, che sembra librarsi e le emozioni iniziano a prendere il via.
Ma è un attimo, dura il tempo, appunto, di una canzone, perché in generale Il cardellino al cinema non vola, rimanendo fermo come un animale impagliato.