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IF - Gli amici immaginari
Come ti chiami? Mi chiamo Blue, risponde l’enorme pupazzo alla bambina. In realtà è viola, perché il nome gliel’ha dato tanti anni prima un bimbo che era daltonico. Questa grande creatura pelosa è frutto in primis dell’immaginazione di John Krasinski. E, diciamolo subito, il regista e attore statunitense ne ha parecchia considerando che arriva dai due horror di A Quiet Place e ora ci regala questo film per famiglie da lui stesso scritto e diretto e pieno di IF, acronimo che sta per Amici Immaginari (come da titolo). Questi ultimi arrivano anche dalla fantasia di Bea, l'unica che riesce a vederli, una bambina quasi adulta, detta semplicemente Bi, come la chiamava sua mamma, interpretata dalla brava e super espressiva Calley Presley Fleming, nota soprattutto per la serie tv The Walking Dead.
Loro sono tanti: c’è chi è grandissimo e coloratissimo come il già citato Blue (doppiato nella versione italiana da Ciro Priello) che, per rimanere in tema di discromatopsia, potrebbe anche essere rosso poiché vagamente ricorda Red, il panda dell’ultima animazione targata Pixar-Disney, ma anche rosa intenso come un lontano Barbapapà o azzurrino come il più recente spaventatore Sulley di Monsters & Co.; chi invece è leggera e soave come Blossom (in Italia doppiata dall’inconfondibile voce di Pilar Fogliati), che tanto ricorda Gioia di Inside Out (tra l’altro le musiche sono di Michael Gioacchino, compositore della colonna sonora di Inside Out e tanti altri film d’animazione) e chi è invisibile come il mitico Keith (in Italia non spiccica una parola, mentre nella versione originale è doppiato da Brad Pitt, le sue battute - purtroppo - non le conosciamo, ma anche muto funziona alla grande).
Dunque le somiglianze fisiche e morfologiche con i grandi film d’animazione sopra citati non mancano, ma anche quelle contenutistiche fanno qua e là capolino. Per cui alla lunga lista possiamo sicuramente aggiungere Toy Story con i suoi giocattoli che prendono vita. Stavolta i giocattoli, o meglio gli amici immaginari, sono alla disperata ricerca di nuovi bambini ai quali essere abbinati e hanno anche il forte desiderio di essere ricordati dai vecchi bambini ormai cresciuti. Li aiuterà nell’impresa Bea affiancata dal buffo Cal (interpretato da Ryan Reynolds) visto che i due creeranno un vero e proprio ufficio di collocamento.
Un pochino triste la premessa (Bea è orfana di madre e si è appena trasferita a New York dalla nonna, interpretata da Fiona Shaw, perché suo padre - lo interpreta lo stesso regista - sta in ospedale e deve essere operato d’urgenza al cuore), a tratti nostalgico e malinconico (piangono anche gli adulti, paradossalmente più dei bambini), ma condito di umorismo (su tutti vincono il dottor Girasole che tiene una seduta psicoanalitica di gruppo con i tristi giocattoli dimenticati, la banana senza mutande che spaventa tutti e l’invisibile Keith), tanta fantasia, sentimenti e profondità. Non si è mai soli nella vita, niente di ciò che ami può essere dimenticato e i ricordi vivono per sempre nel proprio cuore.
I concetti sono semplici. Anche da mettere in pratica? Un po’ meno. Ma il consiglio è quello di non perdere mai l’immaginazione e di rimanere sempre un po’ bambini. Ecco, questo film ibrido con tecnica mista, un po’ animato e un po’ no, ce lo ricorda alla grande.