PHOTO
I viaggiatori (credits: Marco Ghidelli)
"Hai mai visto un film italiano dove salvano il mondo? Sarebbe orribile no?”. Ecco, forse è meglio lasciar fare questi film agli americani perché questi Viaggiatori o meglio questi forestieri che vengono dal futuro catapultati nel 1939 proprio non convincono.
L’idea di questo film Sky Original nasce da Gabriele Scarfone e Ludovico Di Martino, che lo dirige anche, e diciamolo subito non è poi così tanto original(e) perché stiamo parlando di un evergreen: il classico viaggio nel tempo. Il periodo storico scelto è il fascismo e la Roma di Benito Mussolini tra guardie fasciste, leggi razziali e atti censori. Grazie a questa strana macchina del tempo, gestita dalla super cattiva Dottoressa Sestieri, una donna di scienza interpretata da Vanessa Scalera (senz’altro la cosa migliore del film) il regista, come ha dichiarato, ha voluto “abbattere il muro di distanza storica e avvicinare le nuove generazioni alla Storia perché è meglio far vivere alcune situazioni piuttosto che studiarle su un libro impolverato”.
Peccato che il risultato sia una sorta di videogioco poco appassionante con il conseguente rischio evidente di ridicolizzare una pagina triste della nostra Storia, nonché un argomento che andrebbe trattato sicuramente con maggior rispetto. Gli ingredienti sono un montaggio sincopato, una colonna sonora che vede da un lato Gang! di Salmo & Hell Raton, dall’altro Bella Ciao (inno alla libertà e simbolo della Resistenza cantata davanti a un gruppo di fasci: “È molto bella ma chi è quest’invasor?” “Saran gli ebrei”) e un gruppo di giovani attori (Matteo Schiavone, Fabio Bizzarro, Andreagaia Wlderk, Francesca Alice Antonini, Gianmarco Saurino, Federico Tocci) che, sempre nelle intenzioni del regista e in teoria, dovrebbero dar vita a un nuovo star system giovanile.
In sostanza questa operazione un po’ alla Freaks Out, con meno effetti speciali, lì era il 1943 ed erano assediati dai nazisti, qui è il 1939 e ci sono i fascisti, non arriva rimanendo sempre in superficie proprio come un videogioco. “Il problema non è il dove, ma il quando”, dice uno dei ragazzi quando si ritrovano nel 1939.
Ecco, noi aggiungiamo anche il “come”, perché con alcune pagine della nostra Storia c’è poco da giocare e se proprio lo vuoi fare, lo devi saper fare. Peccato perché l’opera seconda dell’autore romano Di Martino (noto soprattutto come sceneggiatore e regista della terza stagione di Skam Italia e per il corto Pipinara selezionato nella cinquina finalista dei Nastri d’Argento), intitolata La belva, con Fabrizio Gifuni nei panni di un veterano che soffre di disturbo da stress post-traumatico non era per niente male.