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I soliti idioti 3
“Qualcuno lo scrisse per Borat, aka Sacha Baron Cohen: ‘La stupidità non è mai parsa così intelligente’. Piacerebbe a Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, ma non è il caso: ‘L'idiozia non è mai parsa così intelligente’ rimane strozzata in gola. Assieme a qualche risata di troppo”.
Così scrivemmo nel 2012 de I 2 soliti idioti, sequel dell’originale dell’anno prima, e ora tocca non aggiornare per il terzo capitolo, sugli schermi a tredici anni dal battesimo: regia, soggetto e sceneggiatura, con Ferruccio Martini, dei due attori protagonisti e multi-caratteri, Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli.
Targato Medusa, I soliti idioti 3 ha debuttato giovedì 25 gennaio 2024 con 347.842 euro, buoni per la vetta del box office e per un futuro in sala perfino radioso: I 2 soliti idioti il 20 dicembre 2012 aveva incassato 280mila euro per chiudere a 8,7 milioni, l’originario il 4 novembre 2011 aveva debuttato con 797.819 euro per complessivi 10,7 milioni.
Soldi a parte, Il ritorno di Biggio e Mandelli, che hanno fatto pace dopo le incomprensioni e il conseguente allontanamento, si può salutare senza colpo infierire: non è né irriverente né divertente, azzecca due o tre battute, peraltro assai triviali, in cento minuti, e ha un andamento iterato che rende ancor più fiacco e noioso il tutto.
Fabrizio e Francesco ritrovano e affinano le loro maschere idiote, incarnando cinque coppie e facendo della famiglia il filo conduttore delle storie parallele: ci sono il padre ingombrante Ruggero che esce dal coma e l’eco-figlio Gianluca che ai piedi del Bosco verticale meneghino vive tutto green in “uno stronzo orizzontale”; gli zarri della Barona Patrick e Alexio, alle prese con il mantra “figa-cazzo-porcodighel” e un figlio in arrivo; Sebastiano e la postina che non meritano ulteriori parole, idem gli Immoralisti borghesi e gli omosessuali Fabio e Fabio, tutti davvero poco riusciti.
Sul lessico familiare, si va da “un profumo di sottopallet” a “Tik tok era il rumore delle mie palle che sbattevano ogniqualvolta davo piacere alla bella di turno”, si parva licet. Più educational l’asserzione che “i figli si governano in due modi, con la paura e con la dipendenza economica”, ma decisamente più condivisibile la nostra palpabilissima sensazione: che il cinema è come il coraggio, e parimenti la comicità, “uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare”. E qui vale per due.