Lanciatissimo in carriera, separato dalla moglie, con due figli adolescenti a cui dedica solamente le briciole del proprio tempo: Tom Popper ha perso di vista le emozioni di quando, ancora bambino, comunicava dalla sua stanza con il papà esploratore attraverso un baracchino. Lo stesso papà esploratore che, dopo tanti anni, si rifarà "vivo" all'indomani della propria morte lasciando in eredità a Tom niente meno che un pinguino. Basterà un piccolo disguido telefonico con l'Antartide e in breve tempo quel simpatico esemplare non sarà solo nel lussuoso appartamento di Park Avenue. Che in breve tempo subirà giocoforza un'enorme metamorfosi, proprio come il suo proprietario...
E' I pinguini di Mr. Popper, tra i più classici dei family movie del nuovo millennio, diretto da Mark Waters e interpretato da un Jim Carrey che, come al solito, riesce ad identificarsi totalmente nei personaggi e nelle situazioni più assurde: l'intento del film è dichiarato, il messaggio altrettanto apertamente ecologista. Niente che non si sia già visto altre centinaia di volte, intendiamoci, ma la simpatia e la tenerezza del gruppo di pinguini (ognuno ribattezzato a seconda delle caratteristiche, da Urlacchio a Puzzoso...), capaci di riportare il protagonista sul terreno dell'umanità e degli affetti perduti, è innegabilmente contagiosa. E porta in sala (dal 12 agosto) un po' di innocua freschezza, vitale in un periodo di stanca come questo.