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I mercenari - The Expendables
Dopo anni spesi in giro per il mondo a "risolvere" con la forza ed enormi spargimenti di sangue questioni remunerate a suon di milioni di dollari, Barney Ross (Sylvester Stallone) combatte per la prima volta una battaglia con uno scopo alto: salvare la figlia dissidente (Giselle Itié) di un generale centroamericano (David Zayas, l'Angel Batista di Dexter) vendutosi ad un trafficante di droga statunitense (Eric Roberts). Ad accompagnarlo in quella che sembra più che mai una missione suicida, il solito team di Expendables (i mercenari del titolo): Jason Statham, Jet Li, Randy Couture e Terry Crews, sodali "fino alla morte" con il loro leader, a differenza dell'epurato Dolph Lundgren che cercherà la vendetta personale tradendo il vecchio amico.
"Non sei più veloce come una volta".
"Temo tu abbia ragione".
Ed è proprio in questo botta e risposta Statham/Sly, verso la fine del film, che il senso dell'operazione firmata, diretta - fortemente voluta - da Stallone trova il più palese dei riscontri: da una parte il gruppetto di rocciosi veterani del cinema action anni '80 (ma di fatto, oltre a Sly, l'unico a darle e prendere è Dolph "Ti spiezzo in due" Lundgren), con intramezzo semibiblico all'interno di una chiesa che ospita contemporaneamente Stallone-Schwarzenegger-Willis (non è che i debiti di Planet Hollywood c'entrino qualcosa?...) e battuta cult sull'attuale governatore della California ("Si è messo in testa di diventare Presidente"), dall'altra nuove "stelle" come Statham o giganteschi ex wrestler quali Randy Couture e Steve Austin. Non poteva certo mancare, poi, il Wrestler cinematografico per eccellenza, Mickey Rourke (tatuatore e procacciatore di missioni, ma ormai lontano dall'azione), in quella che a tutti gli effetti finisce per trasformarsi in una adrenalinica Royal Rumble d'altri tempi: certo, l'effetto-nostalgia che Stallone era riuscito a confezionare con Rocky Balboa (un po' meno con l'ultimo Rambo) è tutt'altra cosa, ma a questi Mercenari dal cuore d'oro e il cazzotto facile finirete per perdonare qualsiasi cosa. Anche qualche momento in cui rischiano di abbandonare l'ironia per prendersi un po' troppo sul serio, o scelte dozzinali per quello che riguarda regia e altri aspetti: difetti che, ad onor del vero, caratterizzavano anche i più famosi cult di un paio di decenni fa. Omaggiati da Stallone in tutto e per tutto. E ricambiato dal pubblico - finora almeno negli States - dove ha incassato 82 milioni di dollari in tre settimane di programmazione.