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Il futuro dell'intera umanità è già scritto in ogni dettaglio, ma a volte il caso, con un evento minimo, può scombinare i piani. L'imprevisto amore tra una giovane promessa della politica (Matt Damon) e una bella ballerina (Emily Blunt) si rivela già sul nascere un pericolosissimo fattore di instabilità, e, come tale, va impedito con ogni mezzo dagli implacabili guardiani del titolo, sorta di angeli con il compito di sorvegliare - ed eventualmente correggere - le vite degli uomini che non seguono quanto prestabilito per loro.
Forse non si avvertiva l'impellente esigenza dell'ennesima variazione sul tema del libero arbitrio, o sull'ormai abusato “effetto farfalla”, o sul sempreverde “omnia vincit amor”. O, per lo meno, non tutti insieme nel medesimo film: I guardiani del destino innesta la più romantica delle love story in un impianto sci-fi purtroppo privo di personalità (nonostante sia tratto da un racconto breve di Philip K. Dick, Adjustment Team), che perde di consistenza scena dopo scena, fagocitato dall'attrazione fatale (in ogni senso) dei due protagonisti. La spropositata mole di filosofeggiamenti esistenziali che accomuna un po' tutti i personaggi si dissolve in uno dei finali più stantii degli ultimi tempi.