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Naomi Watts
L'amore, si sa, non regala solo tenerezze e sorrisi. Peggio ancora, se la passione che divampa è tra i coniugi "sbagliati". Edith (Naomi Watts) e Jack (Mark Ruffalo) ne sanno qualcosa, incapaci di dare un freno alla loro relazione clandestina, incapaci di ritrovare la gioia perduta con i rispettivi consorti: lei è sposata con Hank (Peter Krause) - professore e collega di Jack -, lui si trascina nel matrimonio con Terry (Laura Dern), amica dell'altra. Bugie e sotterfugi non eviteranno la progressiva disgregazione morale dei quattro. Ispiratosi a due racconti di Andre Dubus (We don't live here anymore - poi titolo originale della pellicola - e Adultery), lo sceneggiatore Larry Gross adatta per il grande schermo un intelligente e sottile dramma degli affetti. Realizzato nel 2003 e diretto da John Curran, I giochi dei grandi - frase che Jack utilizzerà quando, messo alle strette, dovrà spiegare ai due piccoli figli quello che sta accadendo - si sviluppa seguendo frammenti di vita quotidiana delle due coppie: il lavoro, il rapporto con i figli, le ambizioni (Hank, in fondo, trascura la moglie perché concentrato solo sulla possibilità di realizzarsi come scrittore) e le conseguenti pressioni sovrastano i quattro protagonisti, tutti cesellati dallo sguardo vigile, a tratti avvolgente, del regista. Aiutato in questo dal montaggio di Alexandre de Franceschi, funzionale nel sovrapporre ai medesimi luoghi differenti situazioni (il bosco nel quale Jack corre abitualmente con Hank è lo stesso che abbraccia i suoi amplessi con Edith), Curran è bravo a trattare filmicamente la principale modifica che Gross apporta ai testi di Dubus: la prospettiva del racconto, anziché soffermarsi su un unico punto di vista, si sposta di volta in volta, creando una combinazione in cui ogni personaggio diviene controparte degli altri. E proprio loro, i protagonisti, gestiscono la pièce con grandissimo talento: impeccabili Ruffalo e Krause, sensuale e conturbante Naomi Watts, un tantino eccessiva - forse nel ruolo più a rischio - Laura Dern. Piccolo budget, ottima qualità, per una pellicola prodotta - tra gli altri - dagli stessi Naomi Watts e Mark Ruffalo.