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I dannati
C’era una volta il West, territorio di frontiera e di conquista, alba di una nazione e letale cavalcata di pistoleri feroci. Bazin scriveva: “Al di là delle epoche e del valore dei singoli film, la portata mitopoietica del western risiede nella sua capacità di fornire un’interpretazione che agisce tanto sull’asse della Storia quanto su quello dell’individuo, e di articolare una riflessione sul tempo e sullo spazio, sul paesaggio e sulla comunità: per questo, nello sguardo dell’eroe che si confronta con l’Altro, l’America rispecchia il suo sogno e incontra il suo destino”.
In queste parole si incastona I dannati di Roberto Minervini, presentato a Cannes in Un Certain Regard. Il regista abbraccia il cinema di finzione, immergendosi nel genere fondativo per eccellenza. L’obiettivo è rielaborare, frammentare, per poi creare un’epopea in controtendenza. Ma restando sempre fedele al genere, a Bazin.
Viene evocata la Guerra di Secessione. Una pattuglia dimenticata deve controllare il confine, irto di pericoli. “Un’interpretazione che agisce tanto sull’asse della Storia quanto su quello dell’individuo”, che per Minervini diventa il rifiuto dell’essere umano verso il conflitto. Siamo nel passato, ma si guarda al presente. Perché combattere? Qual è il senso della violenza? Bisogna inseguire la pace. È così che si articola la “riflessione sul tempo e sullo spazio, sul paesaggio e sulla comunità”. Il sogno dell’America si spegne e, ragionando sull’oggi, quello di tutto l’Occidente.
I dannati omaggia i classici, per poi discostarsene, farsi moderno. La macchina da presa si incolla ai corpi dei protagonisti, martoriati dalle intemperie e dai proiettili. I dannati è un western intimista, spietato, sospeso tra le praterie e la neve. Minervini abbandona il documentario, ma non perde lo sguardo politico, sociale, che lo ha sempre caratterizzato. E ancora una volta dà voce agli ultimi, non si ferma davanti alle apparenze.
Che cosa fare quando il mondo è in fiamme? Il titolo del suo film precedente risuona ancora potente. E la risposta arriva da un gruppo di coraggiosi in divisa che invocano il diritto di stare al mondo. Sorprendente, I dannati è un’epopea pacifista, un cavalcarono insieme senza ritorno, una disperata carica per difendere una nazione con uno stendardo che non sventola più.