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I Care A Lot: (L to R) Rosamund Pike as “Martha” and Dianne Wiest as “Jennifer”. Photo Cr. Seacia Pavao
Un anno tutto al femminile. Frances McDormand in Nomadland di Chloé Zhao ha regalato una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Vanessa Kirby in Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó ha stregato la Mostra di Venezia con il ritratto di una maternità mancata. Viola Davis è la star del soul Ma Rainey in Ma Rainey’s Black Bottom di George C. Wolfe, e in Italia stiamo ancora aspettando Carey Mulligan in Una donna promettente, opera prima di Emerald Fennell. Una girandola di talenti, a cui si aggiunge Rosamund Pike in I Care a Lot, una commedia nera che lancia strali sull’attualità.
Dietro agli occhi d’angelo si nasconde uno spirito luciferino. È come se la Amy di Gone Girl – L’amore bugiardo di David Fincher adesso agisse alla luce del sole. L’istinto criminale viene mascherato dall’affascinante sorriso e dai vestiti costosi, non è necessario uccidere per consumare la vendetta. Dietro all’aspetto algido si cela una donna diabolica, politicamente scorretta, capace di sfidare anche la mafia russa.
Tutrice legale di professione, usa le aule di tribunale per far rinchiudere gli anziani soli, abbandonati dai parenti, nelle case di riposo. Mettere le grinfie sul patrimonio delle vittime è il suo mantra, in un film in cui sono tutti colpevoli o finti innocenti. C’è anche l’immancabile battaglia tra i sessi. La protagonista Marla Grayson non ha bisogno degli uomini, li piega al suo volere con una facilità disarmante, come capita persino con un giudice. Dimostra di poter essere una vincente senza l’aiuto di nessuno.
I Care a Lot è feroce nei toni, selvaggio nel concepire una società dove il capitalismo è l’unica religione. Accumulare, distruggere i maschi, affermarsi e riscrivere le regole della giustizia. Non mancano quindi un po’ di retorica, qualche eccesso narrativo, e anche un po’ di ingenuità da parte del regista J Blakeson. Ma la Pike è magnetica, e la parabola del suo personaggio ribalta le prospettive del sogno americano.
I Care A Lot: Peter Dinklage as “Rukov”. Photo Cr. Seacia PavaoQui le persone comuni non hanno scampo, la legge sembra tutelare i truffatori e lo Stato è la prima sanguisuga. Neanche chi giudica con toga e martelletto può essere un punto di riferimento. Il cinema di Hollywood, proprio all’alba dell’era Biden, manifesta la sua diffidenza verso le istituzioni. Sotto questo punto di vista, I Care a Lot è l’immagine speculare della serie Your Honor, dove un giudice, con il volto di Bryan Cranston, scende a patti con la mala per salvare il figlio che ha commesso un omicidio.
Blakeson costruisce una storia al vetriolo, che mescola umorismo e toni sovraccarichi. Nel suo spingersi oltre il limite, a volte esagerando, fa del cinismo la sua bandiera. Il self made man si è fatto self made woman, e Marla Grayson non ha pietà per nessuno. I Care a Lot si rivela in linea con i tempi, ed un è un passo avanti per Blakeson. In La quinta onda saccheggiava l’immaginario fantascientifico per mettere in scena un’invasione aliena sciapa e senza spina dorsale. Con La scomparsa di Alice Creed aveva sfiorato il film di genere (horror/thriller) per poi cadere nell’inverosimiglianza. Invece con I Care a Lot realizza un’avventura muscolare, coinvolgente, dal ritmo serrato. Rosamund Pike è stata candidata con merito ai Golden Globe. Disponibile su Amazon Prime Video.