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Tuta acetata, ciuffo di capelli rossastri con rasatura sotto, skateboard sotto ai piedi. Marvin Hacks, quasi 40 anni, sta tornando a casa.
Gli ultimi 17 anni li ha trascorsi in prigione. E Clovis, la cittadina dove è nato, non ha dimenticato l’atrocità commessa allora. Men che meno i membri della famiglia Flintow, decisi con ogni mezzo a far capire a Marvin che l’omicidio della loro nonna non è stato perdonato.
Marvin lo sa, ma costi quel che costi è disposto ad accettare le conseguenze del proprio passato. Sua madre, Bernadette, sta morendo. Deve riconciliarsi con lei. E con la sua intera esistenza.
14 anni dopo aver diretto il corto Der die Tollkirsche ausgräbt, l’attrice tedesca Franka Potente (Lola corre) debutta alla regia di un lungometraggio con Home.
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Grandissima direzione degli attori, con il protagonista Jake McLaughlin sorprendente per profondità e intensità, la mamma Kathy Bates di una bravura – al solito – quasi oltre il limite del sopportabile, per un film che si mantiene sempre in equilibrio sul crinale della colpa e della redenzione, capace di tratteggiare autenticità nei rapporti – che siano conflittuali, da recuperare o di nuova fatta (quello con la giovane Delta, interpretata da Aisling Franciosi, già vista in The Nightingale) – senza scadere mai nel patetico o nel retorico.
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Certo, la chiave drammaturgica che sorregge il tutto potrebbe risultare un tantino forzata (Delta è la sorella minore di Russell, il primo a volere vendetta nei confronti di Marvin) ma ciò che veramente importa è la verve umanistica di un'opera che, senza strafare, offre anche una interessante riflessione sul tempo perduto. Basta la presenza di uno smartphone per farcelo capire.