Casanova e Dracula, illuminismo e romanticismo, ragione e sentimento: Història de la meva mort, ultima fatica del catalano Albert Serra, è un film che racconta un passaggio, storico e filosofico al tempo stesso.La luce del diciottesimo secolo sta cedendo il passo alle tenebre del diciannovesimo e, per chi crede nella ragione, non sembra esserci più speranza.Casanova e Dracula sono, per il regista, due simboli di tale incontro-scontro dal quale può uscire un solo vincitore.Autore di grandissimo talento, Serra (classe 1975) dissemina nella sua opera diversi riferimenti colti, tableaux vivants compresi, illumina (per buona parte della durata) la scena soltanto con luci naturali o con la fiamma delle candele e si concede di giocare con l'intero apparato audiovisivo della pellicola: immagini e suoni danzano una ballata macabra i cui due protagonisti principali sono semplici burattini nella mani del demiurgico regista.Poteva essere un capolavoro Història de la meva mort ma Serra decide di calcare eccessivamente la mano, rischiando di risultare indigesto.Davvero troppe le sequenze o i dialoghi superflui per poterne non tenere conto e ridondante la lunga parte iniziale in cui Casanova è solo in scena insieme ai suoi servitori. Il crescendo finale non riesce a togliere la sensazione di un film “importante” ma non riuscito del tutto.Indiscutibile però che, come persino il regista ha voluto sottolineare prima della proiezione, Història del la meva mort sia un'esperienza originalissima, da vedere e da vivere, nel bene e nel male.A Torino è stato presentato all'interno di Onde, sezione (la più sperimentale del festival) non competitiva ma Albert Serra, che si era fatto conoscere al mondo della critica internazionale con Honor de cavallería (2006) e El cant dels ocells (2008), un premio importantissimo l'ha già vinto: il Pardo d'Oro all'ultimo Festival di Locarno.