La giovane e attraente psichiatra Beatriz Vargas accetta un impiego presso una prestigiosa casa di cura specializzata in ipnosi. Il caso di una bambina ricoverata dopo aver assistito al brutale omicidio della madre attira la sua attenzione. Beatriz riesce a varcare il muro di incomunicabilità della piccola, ma questa viene trovata morta in una vasca con le vene tagliate. Un paziente sofferente di amnesia l'avverte che potrebbe non essere un suicido: la percezione di Beatriz inizia a vacillare. Una terrificante certezza si installa nella sua instabilità psichica: sarà lei la prossima a morire. Horror psicologico firmato dallo spagnolo David Carreras, Hipnos si costruisce nell'inconscio alla deriva della protagonista Cristina Brondo: immagini e suoni borderline scagliati sullo schermo secondo le traiettorie folli di una mente sottratta a se stessa. Montaggio frenetico (sovente parallelo tra realtà e immaginazione), camera parossistica, colonna sonora invasiva e assordante, ma a cadere in ipnosi è in primis la sceneggiatura, fortemente debitrice nei confronti del genere di appartenenza e nondimeno sconclusionata e introversa fino all'implosione. Ellissi e sfalsamento di piani drammaturgici sono potenti veicoli di paura, ma quando si esagera il risultato è un'incomprensibilità che apre all'indifferenza dello spettatore. Il sonno della sceneggiatura genera mostri cinematografici.