Sei ore e cinquantaquattro minuti. È il tempo che impiega un volo di linea per arrivare a Londra partendo da Dubai, un tempo che può diventare infinito se passeggeri e membri dell'equipaggio sono presi in ostaggio da un manipolo di dirottatori, armati e molto nervosi. Mentre poco o nulla della situazione trapela a terra e le autorità non sanno che pesci pigliare, un uomo a bordo del velivolo è disposto a tutto per prendere in mano la situazione, per liberare se stesso e gli altri oltre duecento sventurati. Il suo nome è Sam Nelson e nella vita di ogni giorno lavora come negoziatore imprenditoriale. Non certo un uomo d'azione, dunque. Sarà capace di mettere a frutto la sua capacità di "convincere le persone" in una situazione così fuori dall'ordinario? E, soprattutto, servirà a qualcosa?

Thriller ad alta quota e ad altissima tensione per Apple TV+, Hijack è la prima collaborazione fra la TV della mela e l'attore Idris Elba, protagonista della serie nonché produttore esecutivo con la sua Green Door Pictures. Il suo Sam Nelson è un uomo mite e silenzioso, dall'animo gentile scalfito da un grande amore giunto al capolinea, eppure ancora pronto a mettersi in discussione pur di riaverlo indietro. Il motivo del suo viaggio è personale, importantissimo e niente affatto razionale; l'umore è malmostoso, il desiderio di avere a che fare col resto del mondo è prossimo allo zero.

Un ritratto che descrive pienamente uno dei personaggi più amati e convincenti nell'universo della narrazione: l'eroe recalcitrante, l'uomo comune chiamato a compiere un'impresa straordinaria chiaramente al di sopra delle sue possibilità, colui che se potesse esprimere un unico desiderio sarebbe quello di restarsene in un cantuccio e voialtri cavatevela come potete. Ma non andrà così, perché non va mai così, e Sam Nelson come tutti i suoi predecessori e come i molti che verranno dopo di lui non può resistere al richiamo all'azione. Da lì non si torna indietro, ne è consapevole.

Hijack
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(Apple Tv+)

Inizialmente la situazione è soltanto panico e urla, come nel più classico disaster movie: un gruppo di persone armate prende in ostaggio i passeggeri che reagiscono ognuno a proprio modo. Negli anni Settanta e Ottanta storie del genere erano l'occasione per mettere insieme dei cast di superstar in film corali e affollati, qui invece c'è l'intenzione di tendere il più possibile alla verosimiglianza per favorire l'immedesimazione dello spettatore. Ritroviamo i personaggi alla Airport (la fortunata saga anni Settanta che ormai ricordiamo soprattutto per la sua parodia, L'aereo più pazzo del mondo) che ci aspetteremmo e proseguono la rassicurante tradizione del genere: maschi alfa pronti all'azione con piani strampalati e pericolosi; una famiglia rumorosa con bambine piccole; un prete; una persona gravemente malata che dipende dai farmaci che assume. Anche alcuni dei terroristi sono caratterizzati in modo più specifico, senza però che la loro relativa profondità minacci la centralità del protagonista. Il quale, almeno all'inizio, viene perfino dipinto con una sottile e intrigante ambiguità, insinuando per un attimo il sospetto che possa essere in combutta con i terroristi. Ma solo per un attimo. Perché Sam Nelson è un classico esempio di eroe recalcitrante.

Dal John McClane di Bruce Willis al Roger Murtaugh di Danny Glover, la tradizione dell'eroe action recalcitrante ci ha insegnato che un personaggio del genere trova sempre una sponda nel pubblico. Non possiamo fare a meno di identificarci con un malcapitato che vorrebbe solamente passare il Natale con la famiglia o andarsene in pensione in pace; e anche in Hijack il povero Sam Nelson è in viaggio per rimettere in sesto la sua vita, non certo per unirsi a una gita aziendale di terroristi.

Quello che a questa serie manca, però, rispetto a Die Hard o Arma Letale, è l'ironia. Flaiano non ce ne abbia, ma la situazione è maledettamente grave e seria, così come il tono del racconto che è più simile a certi moderni thriller ad alta quota tipo Non-Stop (dove un tormentatissimo Liam Neeson tentava di sventare un dirottamente arrivando perfino a essere paradossalmente scambiato per il dirottatore stesso), che però è molto più sopra le righe, anche se si avvicina a Hijack per quanto riguarda il tentativo di incorporare schegge di dramma personale in un'atmosfera puramente action. Hijack, e conseguentemente anche un Elba perennemente corrucciato e contrito, si prende molto sul serio e cerca il realismo in ogni elemento del racconto, anche quando le motivazioni del dirottamento, alla fine, si riveleranno molto più contorte di quanto potessimo immaginare.

Hijack
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Hijack

(Apple Tv+)

Il motore del dirottamento, in realtà, è un vero e proprio McGuffin. La sfida della serie è mantenere alta la tensione mentre racconta l'evoluzione degli eventi in tempo reale. L'idea di far coincidere il tempo del volo col tempo narrativo non è certo una novità. La saga di 24 ha aperto da tempo la strada in tal senso, e con grande riscontro di pubblico, per ben centonovantadue (!) episodi. Ma mentre il Jack Bauer di Kiefer Sutherland aveva il mondo intero a disposizione, qui il nostro eroe non può muoversi oltre gli spazi angusti di un aereo, una scelta rischiosa che si rivela vincente. Anche perché ci sono altri piani narrativi. Alle scene sul velivolo sono alternate scene a terra, nelle "war room" in cui si prendono decisioni importanti, e dove il governo britannico arriva a ipotizzare l'abbattimento dell'aereo, visto che il Regno Unito ha una tradizione di inflessibilità nei confronti dei ricatti terroristici.

Una soluzione drastica ma, considerando che gli esponenti politici che vediamo in Hijack vengono dipinti talvolta come degli incapaci pieni di retorica, ad alto rischio di impopolarità. Seguiamo inoltre le vicende dell'ex famiglia del protagonista, e ci sono anche scene action sulla terraferma in cui un detective cerca disperatamente di stanare le menti del piano criminale. La giustapposizione di tutti questi elementi crea un buon ritmo, condito da colpi di scena continui (alcuni davvero inaspettati) e riusciti momenti di violenza. Il racconto riesce a mantenere sempre alta l'attenzione dello spettatore senza logorarla, lasciando anche il desiderio di sapere come proseguiranno le tante vite dei personaggi che abbiamo seguito, momento per momento, in quella frazione minuscola delle loro esistenze che coincide con il volo.

Se l'azione funziona, e l'attenzione non cala, quello che non funziona è la pretesa di accoppiare al tutto una drammaturgia articolata; le storie personali dei personaggi non sono abbastanza interessanti, e la mancanza programmatica di ironia alla lunga diventa un handicap. Raccontare un piano astruso e inverosimile (un classico del genere action più fracassone) come quello del dirottamento in questione può funzionare solo se poi non si hanno grosse pretese di realismo, pretese che invece Hijack rivendica con forza, deludendo un po' le aspettative costruite fino a quel momento.

Hijack
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Hijack

(Apple Tv+)

La recente serialità inglese ci ha abituati a racconti che si muovono costantemente sul confine sottile tra b-movie e dramma realistico (uno per tutti il recente Liason, sempre Apple TV+, sempre un thriller con sfumature drammatiche, in quel caso addirittura romance) senza mai decidersi tra l'una e l'altra strada, costruendo un genere ibrido a volte intrigante e a volte traballante, ma sempre scaltro nel bilanciare furbescamente i suoi selling point extra narrativi. Che, in questo caso, sono rappresentati sicuramente dal carisma personale di Idris Elba, che ha vinto fior di Golden Globe ed Emmy, ma è anche stato eletto "uomo più sexy del mondo" (dalla rivista People, nel 2018) ed è ormai uno splendido cinquantenne a cui orde di fan non chiedono altro che sfoggiare una maglietta attillata, preferibilmente da sfilare a piacimento nel corso del racconto.

Qui questo non succede, ma Elba si conferma comunque un affabile e granitico sex symbol che sprizza feromoni pure se non espone i muscoli, rimanendo sempre perfettamente credibile come negoziatore. Il suo è un personaggio che con la sola forza delle parole può tutto o quasi, e che nel corso delle ore che trascorrono inesorabili cerca incessantemente di avviare una trattativa con i terroristi, trovandosi però davanti a una situazione spiazzante e apparentemente senza alcun margine di negoziazione. Nel mentre, come un pastore, tenta di convincere la moltitudine sfaccettata e sperduta di passeggeri a unirsi contro i dirottatori.

Intorno a lui, una folla di piccoli e grandi attori e caratteristi, dalla carismatica Archana Panjabi (la detective Maya Roy di Life on Mars e l'investigatrice Kalinda Sharma di The Good Wife) a Ben Miles (che in The Crown eraPete Townsend, il personaggio che ci ha fatto sognare con la sua non-storia con la principessa Margaret) a Neil Maskell (Winston Churchill in Peaky Blinders).

Ideatore di Hijack è George Kay, un veterano della serialità, autore di prodotti come Criminal e Lupin (entrambi Netflix) e come la prima stagione di Killing Eve (altro esempio di thriller ibridato, però in quel caso con la commedia). A dirigere cinque episodi, compreso il pilot, troviamo Jim Field Smith, britannico anche lui e regista di Truth Seekers, scoppiettante ma sfortunata commedia horror del dinamico duo Nick Frost e Simon Pegg.