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Heretic
Il titolo è già una provocazione: Heretic. Mette al centro una parola che, per molti, appartiene al passato. Ed è proprio da qui che i registi Scott Beck e Bryan Woods cercano di ingannare il loro pubblico. Illudono che il film sia in realtà fuori dalla nostra epoca. Ma la chiave è nella storia: viviamo di connessioni con altri decenni, legami che abbracciano culture diverse. Pensiamo alla musica, gli omaggi, ai plagi. E al cinema, al citazionismo selvaggio. Quindi torniamo all’inizio: che cos’è oggi un eretico? La domanda presupporrebbe una risposta teologica. Dovrebbe essere un uomo battezzato, che poi ha rinnegato il suo credo.
Ma Beck e Woods aggiornano il significato: è un manipolatore, una persona che usa la religione per piegare un innocente, e farlo condannare. A essere sotto scacco è la fede, lo scontro è tra razionalità e ambito spirituale. Fino a che punto siamo disposti a sopportare prima del crollo di ogni convinzione? Il gioco è diabolico.
Hugh Grant è in stato di grazia. È il vero mattatore del film, il mostro della porta accanto a cui nessuno vorrebbe suonare. Purtroppo due ignare ragazze cadono nella sua rete. Da qui inizia un racconto perverso, che riguarda sia i credenti che gli atei. Si scatena una guerra dialettica, dove entrambe le parti vogliono dimostrare la propria tesi. Con esiti inaspettati.
Quale religione è quella giusta? Quanto si può ridipingere la realtà per supportare il raggiungimento di obiettivi sempre più meschini? La lotta tra vittima e carnefice si basa soprattutto su ciò che l’occhio non può cogliere. Il discorso si fa universale. Come si legge nella Prima lettera ai Corinzi (11,19): “È necessario che sorgano fazioni tra voi, perché si manifestino quelli che hanno superato la prova”. Le fazioni corrispondono alle eresie. Attorno a queste poche parole viene costruito tutto il film.
I protagonisti sono chiamati a scegliere secondo le loro convinzioni e le loro idee. L’horror si proietta nel trascendente. Il brivido si trasforma in uno strumento per riflettere su qualcosa di più alto. Il genere in questi ultimi anni è spesso stato politico, ma dalle sue origini si confronta con ciò che sfugge ai sensi, con ciò che la ragione non può spiegare.
Peccato che verso la fine Heretic si perda per strada, ma il richiamo alla scoperta di ciò che ci ha creato è dirompente. Che cos’è in fondo la paura se non un disperato tentativo di svelare l’ignoto? Di cadere nell’oblio dopo che la musica si ferma? Ciò che contraddistingue Heretic è l’ambizione, ma anche uno spirito teorico mai scontato. Un film che terrorizza nelle premesse e nelle sue conclusioni.