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Nell’epoca dei supereroi, tutti vogliono la loro parte. La Marvel (ovvero la Disney) domina il settore, soprattutto dopo l’acquisizione della Fox. La Dc Comics (Warner Bros) prova a inseguire, e cerca la consacrazione con Joker interpretato da Joaquin Phoenix, in uscita nelle sale a ottobre. Ma anche i più “piccoli” provano a ritagliarsi una fetta di torta. La Universal lascia le redini del mondo di Hellboy, e M2 Pictures (per la distribuzione italiana) si lancia subito sul reboot.
Il demone creato da Mike Mignola rinasce, in un’operazione che guarda più ai fumetti che al cinema. Corna tagliate, coda lunga, pessimo carattere: “il ragazzo infernale” scatena l’apocalisse, in un’orgia di effetti speciali (dalla qualità altalenante) e tradizioni popolari. Hellboy è un calderone mitologico che va oltre l’improponibile, un pandemonio che punta tutto sull’eccesso.
L’impianto è quello di un classico film Marvel, con la doppia scena dopo i titoli di coda. Ma lo sguardo è a un’avventura ormai sorpassata, che inizia con un prologo millenario per poi buttarsi nel presente. Il lavoro fatto da Guillermo Del Toro in Hellboy e soprattutto Hellboy – The Golden Army viene cancellato. Nel secondo capitolo della saga, Del Toro aveva scelto di raccontare l’esistenza dei mostri, e non degli uomini (tranne per il padre adottivo del nostro eroe). Si era concentrato sullo spirito “anormale” della storia, dando anche spazio alla fragilità, ai rapporti bestiali che si scoprivano umani.
Qui invece Hellboy è un’incontenibile macchina da guerra, cacciatore e preda, che poche volte si concede il lusso di pensare. A salire in cattedra è una violenza da incubo, con corpi sventrati, arti che volano ovunque, cadaveri a cascata, innocenti seviziati. Si punta tutto sul gore, sulle dinamiche da videogioco: i cattivi diventano sempre più forti, servono armi ancora più potenti, in mille location in giro per la Gran Bretagna. Con un occhio al folklore e l’altro al machismo. E non ci sarà pietà per nessuno, neanche per il povero mago Merlino in pace da secoli (e forse questo è il punto di non ritorno dell’intera vicenda).