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Haiku on a Plum Tree
Il cinema della realtà, quando è vero cinema, tocca nel profondo i sentimenti di ogni spettatore. Non fa uso di effetti speciali o di stravaganti trovate narrative, ma vuole trasmettere col massimo della sincerità e con urgenza necessaria un condensato di emozioni e di riflessioni. La fantasia per una volta viene messa da parte, e rimane la vita vissuta, con i dolori o il sorriso di chi quelle esperienze le ha provate di persona. Così Topazia Alliata, la protagonista di Haiku on a Plum Tree (Haiku sull’albero del prugno) ci confessa il suo travaglio, dalla felicità di un amore in fiore, passando attraverso la tragedia della guerra, fino a una vecchiaia serena. Gioie e dolori di una donna che si è spenta a 102 anni.
Nel 1938, Topazia e suo marito Fosco Maraini si trasferiscono in Giappone. L’Italia è ormai oppressa dal fascismo e partire sembra una soluzione obbligata. Vivono un periodo di tranquillità fino al ‘43, quando, con l’armistizio, devono siglare una dichiarazione per dare il loro sostegno alla Repubblica di Salò. Ma i due decidono di rimanere fedeli ai propri principi, e si rifiutano di firmare. Topazia, Fosco e le figlie vengono deportati in un campo di prigionia giapponese, dove le violenze fisiche e psicologiche sono all’ordine del giorno. Mujah Maraini-Melehi, la nipote regista, a distanza di anni, parte per l’Oriente per rielaborare questa traumatica esperienza famigliare.
Haiku on a Plum Tree è un viaggio intimo alla ricerca del passato, in un percorso di riconciliazione attraverso le generazioni. Maraini-Melehi torna in quel Giappone maledetto, che è costato tanta sofferenza alla sua famiglia. Ormai non è rimasto più niente del passato, ma le ferite sono ancora aperte e la volontà di continuare a vivere travalica i confini del tempo.
Nonostante la sua forte drammaticità, la storia è narrata con leggerezza, attraverso le interviste alle persone ancora in vita e al Dogugaeshi, spettacolo di marionette ispirato alla tradizione giapponese del diciassettesimo secolo. A metterlo in scena è Basil Twist, uno dei più importanti master – puppeteer al mondo. Con la sua arte racconta l’orrore della guerra ed emoziona con suggestivi effetti visivi. Così il documentario assume tinte oniriche, e il vero si fonde col sogno. La scenografia e l’uso delle marionette suscitano impressioni tangibili, figlie di un grande atto di coraggio. Il film è sostenuto dalla musica appassionata di Ryuichi Sakamoto, che ancora una volta sorprende per intensità e partecipazione.
Haiku on a Plum Tree è una delicata testimonianza di vita che colpisce con una narrazione semplice e sincera. Utilizza uno stile ellittico che però sa focalizzarsi al momento giusto sulle parole e sugli sguardi delle persone. Le memorie di Topazia e Fosco Maraini ci arrivano con una profonda e commovente tenerezza.