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Good Night
Sono passati più di trenta anni da quando Sydney Pollack portò sugli schermi la storia dei due cronisti del Washington Post che con i loro articoli fecero cadere il presidente Nixon. A rinverdire i fasti del giornalismo d'inchiesta e di denuncia ci pensa ora George Clooney, non a caso figlio di un anchorman televisivo, che con Good Night, and Good Luck rende omaggio a una tradizione che in America ha radici profonde alimentate dall'amore per la verità. La storia è quella, vera, di Edward R. Murrow, straordinariamente interpretato da David Strathairn, popolare conduttore della CBS che smascherò i metodi profondamente anticostituzionali con i quali il senatore McCarthy conduceva gli interrogatori dei tanti che, semplici impiegati o brillanti intellettuali, per tutti gli anni Cinquanta furono accusati di propaganda comunista e attività antiamericane. Intorno a Murrow la vulcanica redazione della CBS che si muove unita avendo un unico comune obiettivo: raccontare i fatti così come si sono svolti. Un mondo che, come lo stesso Murrow profetizza pochi anni dopo la terribile stagione del maccartismo nel discorso pronunciato in occasione di un premio alla carriera, rischia di imbavagliarsi da solo, vittima di insensate autocensure causate dall' asservimenti a sponsor milionari o peggio ancora delle richieste spudorate e dirette da parte di chi detiene il potere. Che Clooney parli di ieri per denunciare l'oggi? Che alluda ai cronisti embedded che seguono l'amministrazione Bush? La risposta è sin troppo ovvia. Meno ovvio che per farlo abbia scelto di percorre una via niente affatto scontata dal punto di vista dello stile. Il linguaggio è rigoroso, la macchina da presa spesso a un centimetro dai corpi a catturarne gli impercettibili movimenti rivelatori di tensioni e emozioni, la direzione degli attori curata come raramente accade di vedere. Ma quello che più sorprende è una sceneggiatura che inchioda, ricca di battute divertenti e di altre che invitano a pensare, corollario perfetto a una storia che già di per sé non può che far riflettere. Con Good Night, and Good Luck la star hollywoodiana si è finalmente liberata dell'estetica stile Soderbergh di Una mente pericolosa per costruire un film fortemente personale, vero e proprio atto d'amore verso un mestiere amato ed esaltato nella sua forma più pura, onesta, intransigente. Una lezione di umiltà per tutti: i giornalisti che speriamo comincino a chiedersi come onorare una professione la cui credibilità mai era caduta tanto in basso come in questi anni, i critici supponenti che già si aspettavano il solito giochino del divo con il vezzo della regia, gli attori che dalle nostre parti saltano con troppo facilità dietro la macchina da presa.