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Sebastián Lelio rifà… se stesso. Il regista cileno entra nel novero di quegli autori (tra i più importanti ricordiamo Alfred Hitchcock, Leo McCarey, Cecil B. De Mille o, più recentemente, Michael Haneke) che hanno firmato il rifacimento di una pellicola da loro diretta in precedenza.
È avvenuto con Gloria Bell, (auto)remake americano di quel Gloria, che al Festival di Berlino del 2013 aveva regalato a Lelio diversi riconoscimenti e alla protagonista Paulina García l’Orso d’Argento come miglior attrice.
Non è però il primo prodotto in lingua inglese firmato dall’autore cileno che, dopo aver vinto l’Oscar come migliore film straniero con Una donna fantastica, aveva diretto Disobedience, uno dei titoli meno ispirati della sua filmografia.
Al centro di Gloria Bell c’è una cinquantenne con la passione per il ballo che, nonostante le diverse esperienze non andate a buon fine, continua a credere nell’amore. In un club conosce Arnold, e chissà che non possa essere lui il (nuovo) uomo della sua vita…
Lelio si conferma un regista capace, come pochi altri nel cinema contemporaneo, di scavare nel profondo della psicologia femminile, e ci regala un “ritratto di signora” intenso e delicato allo stesso tempo.
Lo stile visivo è raffinato nella scelta dei colori e della luce (ed è su questo che la fotografia di Natasha Braier si distanzia dal film originale), una traccia stilistica assolutamente riconoscibile che l’autore lascia in ogni sua opera.
Per realizzare questo adattamento a stelle e strisce, Lelio ha chiesto la collaborazione della sceneggiatrice Alice Johnson Boher, ma chi conosce il film originale si troverà di fronte a una pellicola che segue in maniera un po’ pigra le fondamenta (e diverse scene sono riprese paro paro) del copione precedente, senza introdurre particolari guizzi.
Eppure, pur conoscendone già la trama, il film risulta appassionante e credibile. Basterebbe la prova di Julianne Moore (perfettamente in parte e davvero magnetica) per giustificare l’operazione, ed è lei il vero valore aggiunto del lungometraggio: con lei e il suo personaggio diventa facile immedesimarsi, ed è forse proprio questo uno dei pregi principali di un film che, in entrambe le versioni, fa comunque bene il suo dovere.