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Nel 2019 con I miserabili (Premio della Giuria a Cannes, candidato all'Oscar per il miglior film internazionale) Ladj Ly chiudeva il suo racconto con una dissolvenza in nero durante la resa dei conti tra le forze dell'ordine e gli abitanti di un palazzone nella periferia di Parigi.
La veduta iniziale del suo nuovo film, Gli indesiderabili (Bâtiment 5), ci riavvicina lentamente via drone ad un altro complesso di casermoni: qui vivono immigrati di prima, seconda e terza generazione, per lo più cittadini francesi a tutti gli effetti, prima messi lì dalle istituzioni e poi abbandonati a loro stessi con la stessa velocità.
Tra di loro c'è Haby (Anta Diaw), giovane donna molto impegnata nella vita della comunità, che presta servizio nell'archivio del municipio e presiede un'associazione che aiuta i cittadini a sbrigare pratiche relative a sussidi e altro. Quando Haby scopre che è stato varato un progetto di riqualificazione del suo quartiere (che prevede la demolizione dell'isolato dove lei vive ed è cresciuta), guidato a porte chiuse da Pierre Forges (Alexis Manenti), sindaco ad interim scelto dal consiglio comunale all'indomani della morte improvvisa del predecessore, inizierà una battaglia senza sosta per salvaguardare gli interessi della sua comunità.
Meno esplosivo del film precedente, ma naturalmente correlato per ambientazioni e cifra emotiva/stilistica, Gli indesiderabili conferma l'urgenza di matrice sociale che muove ancora una volta il cinema di Ladj Ly (anche autore dello script insieme a Dominique Baumard e Giordano Gederlini), come la capacità del regista francese di origini maliane di saper restituire indiscutibili momenti di grande impatto (la scena iniziale, con quella bara fatta scendere faticosamente per le scale buie dello stabile, ma soprattutto la sequenza più significativa dell'intero film, quella dell'evacuazione del palazzo), anticipate o precedute però da situazioni un po' troppo marchiane (la demolizione di un palazzo e il contemporaneo infarto del vecchio sindaco..., l'esplosione di rabbia nel prefinale dell'amico di Haby con derive home invasion...).
In tutto questo, fatta salva la bontà di un'argomentazione che oggigiorno vale tanto per la Francia quanto per il resto dell'Europa tutta (Italia compresa), qualche riserva rimane anche sulla costruzione drammaturgica della vicenda, imperniata sulla dicotomia dei due personaggi protagonisti, con il neo sindaco (Manenti era il più bastardo tra i poliziotti nei Miserabili...), bianco, pediatra benestante, votato sempre più alla causa reazionaria, a discapito di un contorno che sarebbe stato forse più avvincente esaltare maggiormente, vedi ad esempio la caratterizzazione del vicesindaco interpretato da Steve Tientcheu, uomo che proveniva da quel contesto e oggi considerato un traditore da gran parte della comunità.