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Giustizia privata
Chi ben comincia è a metà dell'opera. Benedetta saggezza popolare, ha sempre ragione, anche al cinema. Quasi sempre. Già, perché Giustizia privata ha un inizio clamoroso, durissimo, potente. Un uomo felice, Gerard Butler, viene sorpreso dal male assoluto, inspiegabile, implacabile nella sua casa. Due ladri psicopatici sterminano la sua famiglia, lasciandolo in vita, condannato a ricordare l'orrore. Si affida alla legge, fiducioso, scoprendo che la giustizia è solo l'illusione della brava gente. Il procuratore (Jamie Foxx, due film in quest'estate italiana, è il protagonista di The Soloist), più preoccupato della sua percentuale di processi vinti che di fare la cosa giusta, patteggia. Il complice viene condannato a morte, il capo si fa pochi anni, ridendogli in faccia. L'unico modo per vendicare il suo dolore, è farsi giustizia da solo. Contro i colpevoli. Tutti. I carnefici e il Sistema.
Un film estremo e coraggioso nel portarsi ben oltre i limiti della morale comune, ma il regista F. Gary Gray si abbandona ad eccessi di ogni tipo. Dialoghi, sceneggiatura e colpi di scena che vorrebbero essere geniali sono solo incredibili, nel senso più letterale e negativo del termine. E Butler continua a nascondere il suo talento dietro le faccette d'ordinanza.