PHOTO
Elodie in Gioco pericoloso - Foto Lucia Iuorio
Diciamolo subito: Elodie è brava, oltre che bella. Ma non basta a rendere abbastanza intrigante questo Gioco pericoloso.
Dopo tanta televisione (tra le serie tv Il Miracolo e Carosello Carosone) il regista Lucio Pellegrini, su soggetto scritto da lui stesso insieme a Elisa Fuksas (anche sua compagna nella vita), si cimenta in un thriller (erotico?) che vede protagonisti tre personaggi in profonda crisi esistenziale: la già citata Elodie nei panni di Giada, una ballerina che fatica ad avere successo, suo marito Carlo, interpretato da Adriano Giannini, ovvero uno scrittore alla ricerca di una nuova storia da raccontare e infine un giovane artista misterioso e piuttosto strano deciso ad affermarsi nel mondo dell’arte contemporanea di nome Peter Drago (Eduardo Scarpetta). L’incontro tra i tre porterà a galla degli indicibili segreti.
Non faremo spoiler, ma basterà guardare il primo quarto d’ora per capire dove si va a parare. In poche parole: di mistero ce ne è poco, purtroppo. Eppure alcuni buoni elementi c’erano: a cominciare dagli interpreti principali, tra tutti spicca Elodie, che dopo il suo debutto al cinema in Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa si conferma una brava attrice (non a caso già aveva ricevuto, come attrice rivelazione, il Premio Silvana Mangano del Bif&st e il Ciak d’Oro), ma anche le varie comprimarie, ossia Elena Lietti, Tea Falco e Iaia Forte, non sono male nel rappresentare direttrici del Maxxi un po’ snob, curatrici di mostre e un mondo dell’arte contemporanea chiuso in sé stesso.
Tra i punti positivi anche la location: il promontorio del Monte Circe, tra Sabaudia e il Circeo con la sua bellezza, le sue leggende, i suoi sentieri e il suo mistero (il Circeo è anche associato al mostruoso caso di cronaca del 1975 raccontato tra l’altro recentemente sia al cinema che in tv: La scuola cattolica di Stefano Mordini e la serie tv Circeo di Andrea Molaioli).
Bene, allora cosa manca a questo noir? Risposta: il noir. È lo stesso genere thriller, trattato poco e niente in Italia, che non riesce mai a sbocciare e alla fine questo film non riesce ad essere avvincente né tantomeno pericoloso (come promesso, nonché premessa insita nello stesso titolo). Tra ville abbandonate e magnifiche case al mare immerse nel verde con grandi vetrate, inquietanti performance artistiche, stalkeraggi improbabili e approcci “hot” manca dunque l’ingrediente più importante, ovvero l’adrenalina. E com’è un thriller senza adrenalina? A voi la risposta.