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Uno degli attori protagonisti
Seduto in una caverna, un poeta musicista africano (Sotigui Kouyaté) racconta la nascita dell'Universo e delle stelle, i passaggi che hanno portato il pianeta fuoco a trasformarsi in pianeta acqua, per poi divenire finalmente Terra. Il tempo, la materia e la circolarità della vita che, tramite la successione delle più varie fra le esistenze animali, regolano il continuo e costante riproporsi di una genesi infinita. Otto anni dopo il meraviglioso Microcosmos, Claude Nuridsany e Marie Pérennou realizzano - con una gestazione di sei anni - un altro documentario che, attraverso il linguaggio del mito e della favola, si propone di illustrare la più vera delle storie, quella di tutti noi." Suggestivo ed incredibile l'apporto fornito dagli "attori protagonisti", dal curioso perioftalmo (pesce che cammina) alla fangosa rana toro, dalle bellicose iguane marine alla fantastica sonata d'amore degli opilionidi, caratteristici ragni dalle gambe lunghe che, prima di unirsi, quasi strimpellano sulle delicate corde della ragnatela. La danza d'amore dei cavallucci marini e le tenerezze di una coppia d'inseparabili per continuare il racconto della fusione amorosa quale atto più aulico nel generare vita, a conferma di un assunto tanto ovvio quanto matematicamente inspiegabile: "1+1 è uguale a 3", sottolinea il narratore nel buio della sua grotta servendosi di due piccoli cerchi di schiuma all'interno di una tinozza d'acqua. Ognuno di noi ripete la genesi nella sua vita. Siamo nati esattamente come un giorno è nata la Vita. Cresciamo e moriamo in un modo del tutto simile all'evoluzione della specie nei millenni", dichiarano gli autori che, grazie alla collaborazione con il Dr. Levaillant e l'utilizzo di una macchina tanto sofisticata da permettere la realizzazione di ecografie in 4D, sono addirittura riusciti a filmare alcuni incredibili movimenti di un feto umano di pochi mesi. Stupore e meraviglia accompagnano lo sguardo in questo incredibile viaggio alla riscoperta dell'origine e dell'evoluzione del Tutto, lasciando alle musiche di Bruno Coulais il compito di assecondare anche il più infinitesimale e soffice dei movimenti.