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Garpastum
Gli orizzonti di gloria, quando si è alla vigilia di una guerra mondiale e di una rivoluzione, non possono che assottigliarsi. Ma gli ideali, soprattutto dei giovani, quelli no: nessuna guerra, nessuna rivoluzione, nessun dolore o morte o povertà o separazione potranno mai distruggere un ideale. Una nazione sì, può implodere, come accadde per la Russia zarista nel terribile quinquennio 1914-1918; i valori collanti una società possono svaporare con un colpo di cannone, come accadde con quelli lanciati a salve dall'incrociatore Aurora contro il Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo e ciò che allora rappresentava. Ma gli ideali, quelli è difficile, se non impossibile, farli morire. E due fratelli straordinariamente belli e umanamente generosi, che rispondono ai nomi di Andrey e Nikolay, sognano, nel corso di quei terribili anni, un campo di calcio, perché quello sport atletico (garpastum, in latino) ed agli albori del contagioso, inarrestabile successo universale, racchiude per loro, alla loro esuberante età, tutto ciò che la vita ispira, con quel poco o tanto di imprudenza, di disprezzo del pericolo, che è il sale dell'adolescenza. Sul campo, nella partita, con un gol, il pulsare del sangue nelle loro vene esprime competizione, forza, gioia, esuberanza, passione, esibizione. I due, immersi già nella luce crepuscolare della tragedia (tutto: spiriti, uomini e cose, sono immersi in tonalità sempre evanescenti come i loro destini) ed avvolti dalla nebbia che porta gelo e nasconde, dietro le sue cortine, un futuro sconosciuto, giocano sul campo mentre nel mondo, sul campo di battaglia, si giocano, invece, le vite di milioni di uomini. E su questi due piani paralleli Aleksey German jr, talentuosissimo regista russo appena ventinovenne, confeziona un film impeccabile, raffinato, sentimentalmente avvincente, perfettamente diretto. Un ordine cinematografico assoluto e quasi eccessivo che mette in sequenza le vicende familiari, passionali, agonistiche e criminali di cui Andrey e Nikolay, con i loro inseparabili amici, si fanno protagonisti, vittime ed interpreti. Intorno a loro si sgretola l'artificioso e decrepito muro del passato, intorno a loro ancora nulla diventa certo. Ma la gioia è quella di ritrovarsi in vita e con un pallone in mano. Per ricominciare una partita, quella dell'esistenza e quella del cuore.