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GARFIELD
Garfield: Una missione gustosa unisce i temi universali dell’animazione all’umorismo slapstick dei cartoon Hanna-Barbera. La sesta avventura per il cinema del gattone pigro e famelico inventato da Jim Davis – la quarta in versione animata – è tra le più rocambolesche e divertenti, merito anche della sapiente scrittura di David Reynolds e dalla regia di Mark Dindal, che portano al franchise sensibilità e tempi comici già ammirati in Le Follie dell’Imperatore.
Ritroviamo gli elementi che hanno fatto la fortuna del personaggio (che mantiene da oltre vent’anni il primato di striscia a fumetti più pubblicata al mondo), dalla passione per pizza e lasagne all’iper-comodismo borghese, praticato con la benevola accondiscendenza del padrone Jon Arbuckle e del cane Odie, che qui appare il vero angelo custode di Garfield subendo forse il trattamento più interessante rispetto alla versione poco scaltra e soggiogata del fumetto. Il film non è il seguito di nulla, cerca il suo target nei bambini di oggi, e si concede perciò un prologo esteso per raccontare come Garfield e Jon si sono incontrati.
Costruito il contesto e delineati i tratti, ecco che arriva la missione del sottotitolo italiano (l’originale opta per un essenziale The Garfield Movie), doppia nel caso del gattone: da un lato, per sfuggire alle grinfie di una gatta malvagia e vendicativa e dei suoi sgherri canini, dovrà rubare migliaia di litri di latte da una fattoria trasformata in luna park; dall’altra sopportare la presenza di Vic, suo padre, colpevole agli occhi di Garfield di averlo abbandonato.
Proprio queste due piste narrative tengono in costante equilibrio il film, tra il gusto per l’avventura pirotecnica (l’affiliazione diretta è con l’heist-movie) e il sentimentalismo disneyano, che si saldano al tema della scoperta di sé (il Garfield d’azione) e dell’altro (la figura paterna), in breve della maturazione e della seconda occasione. La vena slapstick alla Chuck Jones ricorda ai più grandi il moto perpetuo e le forme comprimibili e allungabili dei cartoon di una volta, da Tom & Jerry a Bee Beep (con alcuni inserti d’antan, da animazione analogica). Il disegno è invece pulito come quello digitale, rotondo, morbido e coloratissimo per i piccoli spettatori di oggi.
A trovargli un difetto gli manca il graffio, che per un gatto non è affare da poco. È divertimento senza macchia ma non necessariamente buonista o inclusivo (gli unici due personaggi femminili di nota sono cattivi). Catflix è il passatempo da salotto di Garfield, una storpiatura del ben noto servizio di streaming ma la satira è altra cosa. Da antologia l’inseguimento sul tetto del treno, degno dell’analoga scena di Mission: Impossibile che cita apertamente.