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gli indesiderabili
Pasquale Scimeca deve provare qualche affinità elettiva per gli emarginati, tanto da tornare ad approfondire il problema con il film Gli indesiderabili, dal punto di vista dei mafiosi italoamericani perdenti. Tratto dall'omonimo libro del giornalista Giancarlo Fusco, che ha romanzato una sua inchiesta realizzata per "Il Secolo XIX", il film narra di un gruppetto di amici che, nel 1951, furono rimpatriati dagli Stati Uniti con la bolla di "indesiderabili" in odore di mafia. Ad attenderli al porto di Genova c'è anche Fusco, che rimane incuriosito dalla figura di Frank Frigenti (Vincent Schiavelli) il quale, ridotto in povertà, cerca di vendergli una valigia piena di ricordi personali. Affascinato da quelle scartoffie d'epoca, parte alla ricerca degli uomini raffigurati in una delle fotografie. Tra tutti Lily Valentino (Marcello Mazzarella) è l'unico che non rimpiange la "bella vita" di un tempo, preferendo il mestiere di gelataio. Tony Bendando (Vincent Gallo), si rivolge invece alla mafia per "diventare qualcuno" ma poi non riesce a portare a termine il compito affidatogli, tradendo così chi aveva garantito per lui. Poi c'è Lu Grisanti (Vincenzo Albanese), ridotto alla miseria, che deve ancora pagare un suo vecchio debito del passato. Fusco incontra anche Saver Li Fonzi (Peppe Lanzetta), che spera ancora di godersi la vita con la moglie sordomuta, e di nuovo Frigenti, ridotto a livello di mendicante. Tra i mafiosi era stato rimpatriato anche un ex-compagno di scuola di Fusco, Ezio Taddei, un anarchico che gli spiega di essere stato cacciato dall'America perché aveva osato accusare giudici e politici corrotti di connivenza con la mafia. Tenendo la camera puntata sui volti segnati dei personaggi più che sugli ambienti, Scimeca racconta con sincero coinvolgimento e senza compiacimenti la traiettoria degli "ultimi, quelli che nei film sui gangsters muoiono per primi". Per rendere giustizia a queste mediocri umanità, la bella fotografia di Pasquale Mari esaspera i chiaroscuri, i colori sulle tonalità del grigio, ma non diventa mai una patinata protagonista. L'attore che meglio rende giustizia a queste velleità di mezza tacca è Vincent Gallo, incisivo e intenso nel rappresentare un poveraccio emarginato che vorrebbe essere qualcuno. Scimeca ha anche richiamato Marcello Mazzarella, già protagonista di Placido Rizzotto, il primo attore ad averlo convinto ad affidarsi ai professionisti. L'unico limite di questo avvincente affresco risiede nella suddivisione dell'intreccio in tante storie separate, senza un vero filo conduttore, né un'interazione tra i personaggi. Una scelta artistica che provoca un inevitabile calo di tensione nel passaggio da una storia all'altra: ma è un difetto in parte compensato dalle emozioni offerte dal film.