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Gamberetti per tutti si chiama in origine Gamberetti paillettati, come il nome della squadra di pallanuoto protagonista di un film che, nel suo titolo italiano, dichiara a quale pubblico intende rivolgersi.
Siamo in pieno cinema pop(olare) nella variante francese, svelto e ammiccante quanto basta per intercettare il gusto di una platea eterogenea. Non potrebbe essere altrimenti, considerando il punto di partenza della storia, ispirata alle avventure del vero team a cui apparteneva uno dei due registi (Cédric Le Gallo, appare anche in un cameo; l’altro regista è Maxime Govare): un campione di nuoto provoca sconcerto per alcune dichiarazioni omofobe e viene condannato ad allenare una squadra composta solo da gay.
Non ci vuole molto a capire che l’incontro tra due universi così diversi sia per il neoallenatore l’occasione di mette in discussione un intero sistema di certezze. Tutto molto “tradizionale”: un singolo, immerso nell’unica prospettiva che abbia mai conosciuto, trova il coraggio di ripensarsi grazie a un gruppo, tanti corpi diversi che formano l’anima unica di una comunità calorosa e accogliente nonché vettore di un punto di vista alternativo alla cultura dominante.
Commedia caciarona e originale, ibrido moderato tra i seminali Priscilla, la regina del deserto e Full Monty, ha dalla sua la sincerità con la quale viene raffigurata una collettività fatta di persone che i due registi raccontano con affetto. C’è lo spirito festaiolo che anima l’intera squadra, certo, c’è il piacere di condividere esperienza nella dimensione di una neverending adolescenza che si sviluppa soprattutto fuori dall’acqua (le trasferte come delle gite scolastiche, tra scherzi infantili e serate in discoteca).
Ma non mancano tormenti e malinconie: Gamberetti per tutti racconta sì l’universo dei Gay Games, torneo dal forte coefficiente spettacolare, ma non dimentica mai che, fuori dal perimetro sportivo, c’è un mondo dominato da discriminazioni, violenze, brutalità.
È un inno alla leggerezza, perfino alla frivolezza come reazione e difesa, che afferma il diritto alla differenza militando orgogliosamente nella commedia, grande spazio in cui esprimere umori e dolori attraverso sorrisi e canzoni (la cover di Boys di Sabrina Salerno impera nella piacevolissima soundtrack).