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Turist
Alpi francesi, una famiglia svedese in settimana bianca. L'hotel è lussuoso, il paesaggio ameno, le piste perfette, i cannoni tuonano per controllare le valanghe. Tutto bene, finché un'esplosione non è poi così controllata e la valanga sembra travolgere la terrazza su cui Tomas (Johannes Kuhnke), Ebba (Lisa Loven Kongsli) e i figli Vera e Harry stanno pranzando: attimi di terrore, mentre il bianco occupa tutto. Ma due reazioni opposte: Ebba si preoccupa dei figli, Tomas prende guanti, cellulare e corre via.
Tutti indenni, tranne la relazione: Ebba non perdona a Tomas di essersene andato a gambe levate, di non aver protetto né lei né, soprattutto, i figli. Insomma, sotto la neve non finisce nessuno, ma le conseguenze sono egualmente devastanti: Tomas si trincera nel mutismo, Ebba non ci dorme e due sconosciuti o due amici sono analogamente buoni per tornare sul misfatto, verbalizzando in pubblico…Tranquilli, se il tema è serio, molto, ma la trattazione che ne dà lo svedese, classe 1974, regista e sceneggiatore Ruben Ostlund è ironica, ilare, “alleggerita”: Turist /Force majeure, al Certain Regard. Già, forse Tomas s'è dato per causa di forza maggiore, ma una coppia, una famiglia può stare in piedi se qualcuno nel momento del bisogno è scappato? Progressivamente, lo stesso Tomas non se ne dà pace, ma capire se ci fa o ci è non è facile: Ostlund spariglia le carte e i registri, mette il film nella carreggiata del dramedy ma sentimentale, comico, romanzo di formazione, e chi più ne ha, sono sul tavolo, pardon, sullo schermo.
L'unica vera pecca è la durata eccessiva (un'ora e 58 minuti), ma Turist offre splendide immagini alpine, contrappunti sonori iperbolici e l'insostenibile leggerezza dell'istinto di sopravvivenza su un basso continuo che nella (mancata) tragedia trova sempre l'occasione di una sacrosanta risata. Riuscirà il buon Tomas a tornare compagno, padre, uomo? Ah, saperlo…
PS: Pare quasi superfluo, ma in Italia un film così non lo sappiamo fare. E non per le valanghe, s'intende.