È un oggetto misterioso, a suo modo sorprendente, First Reformed di Paul Schrader. Una sorta di incredibile via di mezzo tra il Diario di un curato di campagna bressoniano e il Luci d'inverno bergmaniano, con atmosfere e sonorità capaci di mantenere intatto il legame tra scavo spirituale, psicologico, carnale e riflessione sulla fine dei nostri tempi, attraverso le coordinate del dramma a tinte dark e thriller.

Inquadrato e soffocato in un rigoroso aspect ratio 1.37:1 e caratterizzato dalle splendide, funeree luci di Alexander Dynan, il film è incentrato sul reverendo Toller (Ethan Hawke), ex cappellano militare ritiratosi dall'esercito dopo la morte del figlio in Iraq, ora custode di una piccola chiesa fondata nel 1767 dai coloni olandesi e prossima a festeggiare il 250' anniversario.

 

Diventato confidente di una giovane coppia in attesa di un bambino (lei, Amanda Seyfried, ambientalista e religiosa, lui, Philippe Ettinger, attivista e depresso), Toller inizia a riflettere sul senso della contrapposizione tra speranza e disperazione: perché mettere al mondo un figlio se il domani che gli prospettiamo è quello della morte del creato?

Da sempre autore impegnato a districarsi tra le asfissianti maglie dell'inquietudine e del dubbio, Paul Schrader realizza uno dei suoi film forse più estremi e meno classificabili, mettendo in gioco il marcire dell'essere umano (il cancro che progressivamente divora dall'interno il reverendo) e l'inevitabile catastrofe ambientalista che metterà a breve la parole fine sul nostro pianeta, contrapponendo a questo il senso della Parola, della fede, come ultimo baluardo di speranza.

Riflessione spirituale e spiritualità ecologista, messa in scena geometrica e mercificazione della fede, trip visionario (quella del Magical Mistery Tour è una scena tanto trash quanto poeticamente commovente) e ascetismo vagamente fondamentalista, First Reformed è un film a suo modo controverso e miracoloso, disperato e pieno d'amore. Quel che è certo, difficilmente dimenticabile.