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Fiore Mio ©DanieleMantione
Autore dell’acclamato romanzo divenuto un film di altrettanto successo, Le otto montagne , Paolo Cognetti è passato dietro la macchina da presa costruendosi un documentario su misura per raccontare il potente rapporto tra lui e la sua montagna. Luoghi dell’anima per eccellenza le alte vette alpine, in particolare il Monte Rosa, fanno da sfondo a un percorso interiore fatto di silenzi e camminate interrotti da incontri ordinari ma che di ordinario hanno ben poco. Sono infatti momenti di confronto con persone che dalla montagna hanno tratto insegnamenti di vita al limite del filosofico, non tutte però dispensatrici allo stesso livello di pensieri illuminanti.
Cognetti regista si interroga sul senso della vita mediata attraverso i misteri mai del tutto sondabili dell’universo intorno a noi, che resta misterioso. Argomento che l’autore aveva già esplorato nel documentario di Dario Acocella Sogni di grande Nord, nel quale si perdeva nei più remoti spazi americani seguendo le orme degli scrittori che hanno cantato i freddi scenari dell’Alaska e le terre ghiacciate. Fiore mio lo riporta in Italia, ma restano simili il profondo desiderio di esortare l’uomo a vivere in armonia con la natura e la predisposizione a un certo magistero applicato all’esistenza.
Va da sé che gli scenari siano mozzafiato e regalino la sensazione di essere accanto a chi tra le vette vive o a chi ne calpesta i sentieri, rimane tuttavia un senso di distanza tra chi guarda e ciò che vede, un divario che non si colma mai.
Si evocano sensazioni interiori; eppure, a mancare sono proprio le emozioni, raffreddate dalle troppe massime regalate a uso e consumo dello spettatore e ovviamente sottolineate da musica adeguata. Tanto che alla fine pesa il trovarsi a tu per tu con quello che si rivela essere un autoritratto in forma di documentario, un lavoro che avrebbe invece avuto bisogno di uno sguardo esterno per arrivare a un risultato maggiormente significativo così come accaduto con Sogni del grande Nord . Seppure dal punto di vista cinematografico Fiore mio è un’occasione mancata, sicuramente non lo è nel rapporto che Cognetti sa costruire con i suoi tanti appassionati lettori che hanno così modo di conoscerlo meglio. E da questo punto di vista, di materiale ne hanno in abbondanza.