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Il regista Pasquale Squitieri
Anteprima mondiale al Bif&st: davanti ad un pubblico gremito è stato presentato il nuovo e forse ultimo film del regista e sceneggiatore Pasquale Squitieri, Father. Un uomo che ha un forte legame con la Puglia, tanto da arrivare ad attribuire a questa regione la sua nascita artistica: “Sono nato su una spiaggia di Manduria, quarantuno anni fa e senza l'amore dei pugliesi non avrei fatto nulla di quel che ho fatto fin'ora”.
Pur non essendo in condizioni di salute non ottimali, il regista napoletano non ha voluto mancare alla presentazione di Father, girato negli States con Franco Nero e Claudia Cardinale.
Lo diremo subito, per levarci immediatamente da qualunque dubbio di sorta: è un brutto film. E non è un parere dovuto alla versione del film non ancora definitiva, né allo sciagurato utilizzo del doppiaggio e di una colonna sonora onnipresente, né all'impiego del digitale come si vede oramai soltanto nelle telenovele sudamericane. A pesare è la sceneggiatura: faticosa ed esplicita fino alla banalità.
La trama ci racconta di un padre e di un figlio di origini siciliane che vivono a Philadelphia e che si scontrano con il potere strisciante e subdolo della mafia. Lo spunto interessante è subito soffocato sul nascere e quel che si vede sullo schermo è troppo falso per essere preso in considerazione anche solo per un istante. I dialoghi, scritti dallo stesso regista, sono verbalmente noiosi: Franco Nero parla come un libro stampato di vent'anni fa e il suo atteggiamento paternalista è a dir poco fastidioso. Mark, il suo giovane ed ingenuo figlio diciassettenne (Andrea Fachinetti, attorialmente ancora troppo acerbo), vive in un mondo irreale: quale 17enne ha come eroe il proprio padre, tiene appeso in camera il poster di Ben-Hur e utilizza il termine “prostituta”? Personaggi grotteschi come l'amico di famiglia Jimmy o il commissario di polizia fanno da comprimari in una pellicola decisamente non riuscita.
Ciò che v'è stato di buono in questa serata sono le parole di di presentazione al film di Squitieri: “Ho sentito di dover girare questo film. Realizzarlo è stato un dovere nei confronti delle nuove generazioni. La mia generazione ha sbagliato tutto. Si è ucciso in nome delle ideologie e le ideologie generano assassini. Prima di andarmene sentivo di doverlo dire con il mio strumento: la macchina da presa”. Speriamo davvero che Pasquale Squitieri trovi la voglia - e i mezzi - per lasciare al cinema e alle nuove generazioni un ricordo migliore di sé.