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Per il nuovo capitolo del franchise di Fast&Furious, il numero nove, è stato richiamato dietro la macchina da presa un veterano della saga: il regista taiwanese Justin Lin, che aveva già diretto i film numero 3, 4, 5 e 6.
In questo nuovo capitolo Dom e Letty vengono strappati alla tranquillità della vita familiare da una nuova missione che coinvolge anche il fratello – mai menzionato finora nella saga – di Dom, il perfido Jakob (interpretato da un John Cena ormai a suo agio nei panni dell’attore).
Jakob si allea quindi con Cipher – l’abile hacker principale antagonista del film precedente, interpretata da Charlize Theron – e con l’ambizioso figlio di un dittatore (Thue Ersted Rasmussen), per trovare un’arma in grado di controllare i sistemi tecnologici più avanzati della terra. Su questa sotto-trama in stile James Bond sempre poco più che abbozzata, a cui ci hanno abituato ormai i film dal sesto in poi, si innesta la storyline incentrata sulla famiglia Toretto - vero perno del film - e lo scontro tra i due fratelli acerrimi rivali. In questo capitolo della saga, infatti, emerge a colpi di flashback il fatto che proprio Dom Toretto – tanto attaccato alla famiglia – abbia un fratello minore rinnegato a cui nessuno ha mai fatto cenno in tutti i film precedenti, custode di un terribile segreto.
Come nei film precedenti anche in “Fast 9” le scene d’azione spettacolari vanno a supplire ad una trama un po’ carente sebbene, in realtà, quest’episodio non sia il peggiore della saga da questo punto di vista.
Il rapporto tra i due fratelli e la ricostruzione delle vicende della famiglia Toretto sono al centro della vicenda senza riuscire però ad essere totalmente credibili perché basati su espedienti narrativi forzati e personaggi (anche importanti) per i quali non si è fatto lo sforzo di andare oltre gli stereotipi. Si ha quindi un fratello malvagio comparso dal nulla – che subisce un’evoluzione nel corso del film quanto mai banale – e personaggi che si credevano morti e sepolti che ritornano in vita senza alcuna verosimile utilità ai fini della trama. E in due ore e mezza di durata, per quanto le scene d’azione siano spettacolari, la fiacchezza della trama si fa sentire.
Da Fast&Furious 6, poi, le scene d’azione hanno preso un taglio alla James Bond. Le missioni abbandonano gli obiettivi classici del genere poliziesco dei primi film (soprattutto del secondo in stile Miami Vice) - quindi furti, rapine e traffico di droga - e iniziano a mischiarsi con lo spionaggio internazionale e le operazioni paramilitari (il tutto rigorosamente a bordo della auto). Sicché in quest’ultimo capitolo le macchine sono in grado di arrivare nello spazio per disattivare i satelliti e le scene d’azione sfidano ogni legge della fisica.
Finita l’era di Paul Walker, ex agente FBI, che assaltava treni e convogli in Vans e felpe col cappuccio, dagli ultimi film in poi i personaggi sono sempre più stilizzati e le missioni sempre più sopra le righe, tanto da far apparire la “famiglia” di Toretto quasi una squadra di supereroi con il superpotere della velocità. Consapevoli della svolta che ha ormai preso il franchise, sono gli stessi personaggi a scherzare su questo punto, come fa Roman Pearce (Tyrese Gibson) nel corso del film, che si chiede come abbiano fatto per tutto questo tempo ad uscire illesi da scontri con aerei, treni e carri armati.
La stessa nonchalance di Helen Mirren (tornata a interpretare i panni della ladra vestiti già in “Fast 8”), che in un piccolo cameo sfreccia per le strade di Londra su una macchina da corsa chiedendo a Dom di tirarle il freno a mano per effettuare una derapata. Il nono capitolo, quindi, sembra a tratti un’autoparodia del franchise. Lo spirito dello spettatore che volesse andarlo a vedere dovrebbe quindi essere lo stesso degli attori del blockbuster e armarsi di due elementi fondamentali: voglia di divertirsi e sospensione dell’incredulità.
Il film uscirà in tutti i cinema il 18 agosto dopo un’anteprima dal 2 al 5 in alcune sale.