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Facciamola finita
Uno dei più recenti gloriosi lasciti d'oltre oceano sono gli stoner movie (o pot movie), ovvero quei film che danno il meglio se visti in uno stato di euforica ebbrezza causato dall'aver fumato erba. Né più né meno. Questa combo micidiale di film per fattoni e confezionati da fattoni può essere capita meglio vedendo Facciamola finita, chiaro esempio di racconto paradossale e avventura ai limiti del nonsense. I protagonisti di queste bizzarrie hanno età, modi di fare e vivere che rispecchiano perfettamente quella dello studente medio americano – quello che studia (ma non troppo), che beve e fuma (ma non troppo), che è bruttino (ma non troppo), e che è interessato a cultura e politica (ma non troppo).
Questo Brat pack degli anni zero è composto da Seth Rogen, Jonah Hill, Jay Baruchel, James Franco, Michael Cera, Danny McBride, e in questa occasione sono invitati a una grande festa a casa di James Franco, l'amicone di tutti. Un party a Hollywood in pieno luogo comune, con attori veri e amicizia finta, opere d'arte di infima qualità e voglia di andarsene. Ma qualcosa interrompe la notte brava dei nostri fidati anti-eroi: la fine del mondo! Fiamme ovunque, crateri per terra e diavoli incazzati (letteralmente) che uccidono a vista. Ma visto che the show must go on, il gruppetto manda avanti i giorni come può costretto a una convivenza coatta dentro casa di Franco, mentre fuori il mondo (Hollywood) brucia.
Quello a cui assistiamo è esattamente questo: sia nella realtà che nella finzione vediamo un gruppo di amici che si diverte e ci sentiamo proprio come se vedessimo un gruppo di amici che si diverte: esclusi dai giochi. Qualche momento di gloria qui e lì è concesso e tra un Michael Cera strafatto di coca che palpeggia Rihanna e i finti sequel fatti in casa dei film recitati realmente dagli attori, qualche risata ci scappa; ma per il resto, forse, ero troppo lucido.
Quello che rimane è un'apocalisse spietata verso gli impuri (inutile dire che a Hollywood il diavolo ha la sua dependance) ma che di moraleggiante ha poco, troppo impegnata com'è a dare scuse per una coprolalia degna di un paziente di Tourette. Non per forza sconsigliata ad un pubblico maturo, questa è una commedia fatta di battute condite da un pizzico di autoreferenzialità. Se siete digiuni dai prodotti di queste nuove leve (che, si badi, sono anche capaci di farsi piacere quando -e se- vogliono) potreste avere l'impressione di essere il terzo incomodo finito a reggere il moccolo in un rapporto tra amicizia e showbiz. Facciamola finita?