Tratto dal memoir Addio Ceausescu. Tre giovani romagnoli alla scoperta e all'avventura oltre la Cortina di Ferro di Maurizio Paganelli, Andrea Riceputi, Est (Dittatura Last Minute) (film di apertura di Notti veneziane – L’isola degli autori alle Giornate degli Autori 2020) conferma le ambizioni della bolognese Genoma Films, casa di produzione animata dai due figli di Raffaele Pisu, Paolo Rossi (produttore e attore) e Antonio (regista e sceneggiatore). Come il precedente Nobili bugie, è una fuga nel passato, con la differenza che qui la coralità è ridotta, al grottesco è messa la sordina e la tenuta generale appare meno fragile.

Racconto di formazione e road movie a poche settimane dalla caduta del Muro di Berlino, Est s’inserisce nella scia di quei film in cui il viaggio inteso come scoperta di un mondo sconosciuto costituisce occasione di crescita per giovani desiderosi di vivere esperienza fuori dall’ordinario.

 

Giunti a Budapest, tre venticinquenni cesenati, intenzionati a trascorrere dieci giorni nell’Europa dell’est, si imbattono in un esule rumeno che chiede loro di portare a Bucarest una valigia alla moglie e alla figlia. Nella Romania che si prepara a deporre il tiranno Ceausescu, il clima è ancora pesante ma la posta in gioco è troppo alta e, così, l’avventura goliardica dei provinciali si trasforma in una missione spericolata per aiutare una famiglia distrutta dalla violenza del totalitarismo e bisognosa di credere in una possibile speranza (il dialogo con la cantante è il pezzo migliore del film).

Est è un passo avanti per Antonio Pisu, che pur con qualche ingenuità (la persistenza della musica, la direzione degli attori specie italiani, qualche caduta di tono, gli elementi folkloristici) costruisce una commedia malinconica che mette in connessione il dolore di un passato ingombrante con quello meno esposto (a noi occidentali) del desolante presente.

A dargli più di una mano c’è lo sguardo di Adrian Silisteanu, già direttore della fotografia per i film di Adrian Sitaru (Fixeur e Illegittimo, tra i titoli più interessanti della new wave nazionale), che attraverso cromatismi cupi e bruni sembra dialogare con il regista italiano nell’interpretare, per mezzo di una storia di ieri, l’oggi di una nazione che continua a rimandare l’appuntamento con la modernità.

 

Da par suo, Pisu è più attento alla lettura di una gioventù che allora come adesso sceglie di andare oltreconfine nell’attesa che la patria conceda gli spazi per crescere davvero. Scontata e ammiccante benché efficace e attendibile la scelta di Felicità di Albano e Romina, sul cui ritmo martellante cerca d’accordarsi tutto il film, che però sembra più vicino all’altrettanto ossessiva presenza de L’ombra della luce di Franco Battiato (c’è anche Voglio vederti danzare).