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Nuda. Così si sente la protagonista Alice, trentenne di successo e stella in ascesa degli ambienti letterari. Nudo si avverte anche il diciassettenne Ziv, che vive con i genitori proprio di fronte all’appartamento di lei. L’attrazione per la donna è morbosa, mascherata da amicizia fino al giorno in cui Alice è vittima di un abuso. È Ziv ad averla violentata o sono i suoi stessi demoni ad averla condotta in un incubo in cui l’assalitore prende il volto del più innocente?
Realtà e apparenza si fondono spesso in un film che tocca una materia delicata, i traumi legati alla violenza sessuale subita da una donna. Yaron Shani, alla sua prima opera, non mostra però di avere paura a scandagliare un territorio impervio e anzi si rivela particolarmente sensibile e attento nel descrivere la reazione di Alice, auto reclusa in casa nemmeno dovesse espiare chissà quali colpe. Che poi il nodo è proprio questo, sentirsi colpevoli essendo al contrario vittime.
Il percorso verso una possibile ritrovata normalità si rivela lungo e prevede un dolore ancora più profondo della violenza stessa. Un viaggio nel buio che l’intensa Laliv Sivan, grazie a una interpretazione impeccabile, restituisce con efficacia arrivando a mostrare il vuoto di una mente annientata dal sopruso. Difficile riprendere a vivere se non passo dopo passo, venendo a patti con i propri demoni.