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Poveri noi. Il genietto – per chi? – classe 1983 Drake Doremus completa la sua trilogia dell’amore, dopo Like Crazy (2011) e Breathe In (2013), con Equals, in Concorso a Venezia 72.
Nel cast Kristen Stewart nel ruolo di Nia (sic) e Nicholas Hoult in quello di Silas, Equals scritto dal Nathan Parker di Moon si piazza in un futuro distopico dove gli esseri umani sono stati privati delle emozioni: un antidoto alla proliferazione bellica che ha devastato l’umanità nei decenni precedenti. Eppure, non è così facile sopprimere battiti, aneliti e sentimenti: qualcuno è ancora colpito dalla Switched On Syndrome (SOS), ovvero si “accende”, e viene sottoposto a trattamento farmacologico prima di finire al Den, un centro correzionale da cui alcuno è mai tornato… L’attrazione più fatale o, meglio, quella che mette al centro il film è tra Nia e Silas, colleghi di lavoro e, ma che strano, amanti: riusciranno i nostri novelli Romeo e Giulietta a farla franca, fare un figlio, amarsi, sopravvivere, etc.?
Distopia portami via (ma i cellulari e le videocamere assenti? Boh), non funziona quasi nulla nel filmetto derivativo - di tutto, da Gattaca a Black Mirror, pfui! - di Doremus: pregevoli le musiche di Apparat, azzeccate le scenografie e i costumi stile Muji (riprese in Giappone, nonché Singapore), ma tutto il resto è noia, trita e ritrita. Il target è il pubblico teenager, soprattutto quello bimbominkia, e la presenza di Kristen Stewart, che riprecipita nei territori di Twilight abbandonati per altro e meglio, vedi Sils Maria, e Hoult, idem, stigmatizza la destinazione, senza aggiungere nulla di buono: ancora più amebe di quel che il ruolo vorrebbe, insipidi a prescindere. Per tacere dello script, che imbarca luoghi stracomuni e ovvietà: la presenza di Ridley Scott quale produttore esecutivo è la ciliegina sulla torta. Equals lascia una sola domanda: sci-fi o ci sei?