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Una scena di
Ember
L'incipit informa che alla fine del mondo un gruppo di uomini illuminati - ovviamente bianchi, di mezza età e di origini anglo-americane - costruirono Ember, una specie di fortezza sotterranea che sarebbe dovuta durare 200 anni. Un paio di secoli dopo quella città alimentata da un mega generatore è in pericolo a causa delle interruzioni di corrente elettrica e delle apparizioni di mostruose creature. Toccherà a due impavidi adolescenti, Lina (Saoirse Ronan) e Doon (Harry Treadaway), chiarire i misteri di Ember e difenderla dai mastini dell'abietto sindaco Cole (Bill Murray).
Scenografo (Martin Laing) e direttore della fotografia (Perez Grobet) si sono superati nel ricreare l'universo distopico e senza luce descritto da Jeane Duprau nel romanzo City of Ember, regalando a una modesta sci-fi una confezione di notevole impatto visivo. Peccato che dentro la smagliante cornice il quadro sia opaco: lo script assomma vari sottotesti narrativi (dalla corruzione alla crisi energetica), e non bastano uno score magniloquente e qualche bacarozzo gigante a infondere pathos a una regia spenta. Grandi nomi - c'è anche Tim Robbins -, ma scarsa personalità. Anche la Ronan sembra divertirsi poco. Che l'espiazione non sia ancora finita?