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A San Nicola al monte - delizioso paesino innevato che l’immaginazione degli YouNuts! colloca “tra Roma e la Ciociaria” – fervono i preparativi per Natale, ma il negozio dell’amorevole giocattolaia Ivana (Anna Foglietta) è sempre vuoto.
Suo figlio, il piccolo Elia (Federico Ielapi, il Pinocchio di Garrone), intanto, sogna di riabbracciare il padre, di sconfiggere bulli e dislessia, come di conquistare la bella Gaia. Per sua fortuna (o sfortuna) gli piove – letteralmente - dal cielo in camino Trip (Lillo Petrolo). L’impertinente elfo fabbrica giocattoli, scacciato per sbaglio dal Polo Nord, deve tornare alle dipendenze di Babbo Natale prima del fatidico 25 dicembre pena la morte, benché Santa Claus non si fidi dei suoi giocattoli tanto affascinanti quanto pericolosi.
Elfo e bambino (entrambi incompresi), fantasy e famiglia, avventura ed effetti speciali sono gli ingredienti della commedia sotto l’albero per giovanissimi targata Prime (disponibile su piattaforma dal 24 novembre), diretta dal duo registico Celaia-Usbergo, e co-sceneggiata, co-prodotta (Goon Films con Lucky Red per Amazon MGM Studios), co-musicata, co-supervisionata (per CGI, green screen e dintorni) da sua Ubiquità Gabriele Mainetti.
In assenza di un’impronta poetica forte, infatti, pur nell’andamento picaresco, nello sforzo di budget (8 milioni abbondanti), nello scintillio di scenografia rosso-verde e costumi da cartoons, spunta l’imprimatur del regista di Lo chiamavano Jeeg Roboot: Hollywood anni Ottanta saccheggiata a dovere – Spielberg onnipresente e citato nella pedalata celeste di Elia e Trip, ma anche I Goonies, Ghostbusters, Mamma ho perso l’areo - trapiantata in spazi, tematiche, motivi, tipi umani tricolori: l’enfasi, in tempi di sovranismo è, ovviamente, sulla famiglia sfasciata e da riunire (riuscirà il piccolo Elia a riabbracciare il papà sotto l’albero?); le stilettate morali sono tutte per i bulli e per il cattivo affamato di denaro (un Claudio Santamaria con riporto e strambo accento ciociaro, in versione affarista smanioso di smerciare in paese i suoi pupazzi).
Eppure tra ambizioni da cult, appropriazioni pregevoli (i pupazzi venduti da Ciocca che furono i Gremlins di Joe Dante), scorrevolezza di ritmo, affiatamento di cast, trovate comiche godibili (gli sbalzi vocali di Trip) e pur perdonando didascalismi di battuta e grossolanità d’inneschi narrativi, con l’incedere di pericoli e avventure per Elia, Trip e compagnia, su Elf Me si spalanca una voragine di soggetto (Gabriele Mainetti, Giovanni Gualdoni, Leonardo Ortolani, Marcello Cavalli), più che di sceneggiatura: la battaglia finale in magazzino tra il cattivo Ciocca sommerso di peluche e il piccolo Elia per il monopolio dei giocattoli si svolge nientemeno che la notte di Natale, ovvero esattamente quando la stragrande maggioranza dei regali per i più piccoli sono già sotto l’albero, pronti ad essere spacchettati.
Possibile che nessuno, tra Lillo-elfo, regia duale, produzione una e trina, e Mainetti ubiquo sia accorto della falla?