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Eleonora Abbagnato - Foto Fabrizio Di Giulio
Più classico e meno pop del recente doc su Carla Fracci, ovvero Codice Carla di Daniele Luchetti, eppure altrettanto appassionante. È Eleonora Abbagnato, una stella che danza, il bel documentario sulla grande Etòile dell’Opéra di Parigi, presentato al Bif&st e su Rai 3 in prima serata venerdì 29 marzo e su Rai Play.
Diretto da Irish Braschi e prodotto da Matteo Levi, con la partecipazione di Dardust al pianoforte, il film si concentra sui primi passi (quando ancora le punte erano lontane) della futura grande ballerina e sui tanti sacrifici (perché “dai piedi esce sangue e entra mestiere”) da lei compiuti che l’hanno portata fino ad oggi quale direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma. Tante le rinunce, la prima e la più dura di tutte: il distacco dalla sua famiglia. Dalla sua amata Palermo a Milano dalle suore dove era talmente piccola che non resistette (“all’epoca pensai che come Icaro avevo volato troppo in alto e che il sole aveva bruciato le mie ali”). Poi a soli undici anni a Montecarlo per uno stage estivo nella scuola di Marika Bezobrazova e dopo poco in tournée per fare la ‘Bella Addormentata’ da piccola (nel ruolo di Aurora bambina) con il balletto di Marsiglia di Roland Petit girando per l’Europa con un grippo di ballerini professionisti (“Ero fortunata e lo sapevo, ero in ammirazione di tutto”). Di addormentata però non aveva nulla, perché da allora spiccò il volo e nessuno la fermò più: dallo stage a Venezia con Claude Bessy fino alla scuola all’Opéra di Parigi dove prendevano solo le francesi e le straniere erano solo tre su 200.
C’è però qualcosa che la lega alla ‘Bella addormentata’ ed è la sua storia che quasi sembra una favola. Sua mamma la “parcheggiava” dalla sua amica Marisa Benassai (la sua prima maestra, quella che capì quando era arrivato il momento di farla volare) e lei rimaneva lì incantata per ore a guardare le lezioni di danza. Aveva solo tre anni e mezzo. Rubava i tutù e era una bambina molto curiosa. Determinata e con la voglia di lottare (stava fino a mezzanotte a guardare i video di danza davanti alla tv studiando le variazioni a memoria). Come in ogni fiaba che si rispetti ovviamente i cattivi non mancano. Nel suo caso non era la strega, ma l’invidia delle altre. Era il terrore di tutte, ballerine e madri di ballerine comprese (addirittura queste ultime l’avevano soprannominata la piccola mafiosa), perché voleva essere la prima e vinceva ogni concorso. Tante però anche le difficoltà: nominata prima ballerina a soli 23 anni, per la nomina di Etòile ha dovuto faticare parecchio. E poi una grande solitudine che l’ha accompagnata tutta la vita anche se sua madre per rincuorarla le diceva: “Se sei brava, sei sola”.
Due piani temporali, il live e il memoir, che si alternano come in un balletto armoniosamente tra loro. E tante testimonianze. Tra queste, non solo quelle commoventi dei suoi genitori, Elio Abbagnato e Piera Lo Monaco, della sua prima maestra e della sua migliore amica Evelina Virzi. Ma anche quelle dei ballerini Salvatore Perdichizzi (lei lo vedeva come il suo principe), Jérémie Bélingard, Benjamin Pech, e del cantante Claudio Baglioni. Nel film anche sua figlia Julia, che la interpreta bambina.
Se è vero che il doc sulla Fracci è piuttosto pop (tra l’altro le due stelle ballarono insieme per il balletto ‘Fedra’ nella compagnia del marito della Fracci, Beppe Menegatti, quando la Abbagnato aveva solo quattordici anni), si può dire che anche lo spirito di Eleonora abbia questa caratteristica. Lo tirò fuori con Ficarra e Picone, alle sfilate di Valentino, a Sanremo con Paolo Bonolis e in tante altre occasioni. Così come emerse la sua anima rock nel video ‘Ad ogni costo’ di Vasco Rossi (altro testimone nel film). Tante dunque le sfumature che emergono da questo doc su questa moderna principessa palermitana dai lunghi capelli biondi che ha realizzato il suo sogno. C’era una volta Eleonora Abbagnato…la sua fiaba ci piace assai.