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Una scena del film
Qualcuno ricorda malignamente il film di quell'Alexander Payne che proprio qui a Cannes presenzia la giuria di Un certain regard. Là come scenario c'erano degli adolescenti che concorrevano molto disonestamente per la carica di rappresentante degli studenti al George Washington Carter High. Nella Hong Kong di Johnny To, invece, è la Wo Shing una delle più antiche triadi mafiose del luogo, a mettere in moto il meccanismo elettorale. Solo che il nuovo presidente dell'onorata società hongkonghese, direbbe qualcuno, non s'ha da fare, perché colui che è destinato a perdere, tal Big D, è molto arrabbiato della scelta ben poco democratica avvenuta in precedenza tra gli anziani del Wo Shing. Sarà l'elegante Lok a essere incoronato presidente, ma Big D. che già si era fatto preparare dal sarto i vestitini per la festa, non è d'accordo e scatenerà l'inferno. Senza dimenticare che sarà proprio il furto del sacro scettro del Wo Shing, il bastone dalla testa di drago, a rimettere in discussione addirittura l'onorabile presenza del clan all'interno del nuovo corso socio-politico-economico della mafia di Hong Kong. Ma a costo di apparire dei vecchi tromboni, ci spiace dovere sostenere che il mestiere e la maniera sorreggono Johnny To, come mai in precedenza. Il meccanismo dell'azione relegato dopo circa 45 minuti di pellicola, fa trasparire un intrigo e un pullulare di personaggi che mettono a serio rischio il taccuino del più attento spettatore, fino a provocare un overdose di zii ‘onoratissimi' e di killer ricoperti di vernice, che sfiorano l'inidentificabilità. Election è film per fan appassionati, che già si erano sentiti appagati dalla presenza di To nel concorso cannense. Non che la philia del fan sia deprecabile, ma almeno si riconosca la serialità di un certo cinema, sia nella messa in scena che nella narrazione, privo di spunti innovativi o ripropositivi della classicità. In questa terra di mezzo del prodotto annuale se non semestrale si rischia che il banco salti e che la Croisette per Johnny To, tra l'altro già soggetto a venerazione cieca quando è ancora in vita, sia tutto grasso che cola.