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Edison City
Un giornalista imberbe (Justin Timberlake) animato dal fuoco della verità, un fotoreporter pluripremiato (Morgan Freeman) ora direttore di un piccolo giornalino locale, un massiccio agente speciale (LL Cool J) della F.R.A.T - First Response Assault & Tactical - unità di polizia più elitaria della cittadina di Edison, non proprio convinto dei metodi e della condotta dei suoi colleghi, un veterano (Kevin Spacey) della Squadra Investigativa consapevole della reale corruzione interna alla F.R.A.T. Da una brutta operazione antidroga, ecco partire l'inchiesta che – contro tutto e tutti – proverà a smascherare definitivamente il marcio di una città apparentemente perfetta. Primo lungometraggio diretto dallo sceneggiatore e regista televisivo David J. Burke (Law & Order: Special Victims Unit), Edison City è figlio naturale dell'intero filone facente capo alle più o meno avvincenti serie tv statunitensi degli ultimi cinque dieci anni: il poliziesco nella sua natura più torbida, l'orgoglio civico come molla verso una giustizia non solo di facciata perdono presa non appena il copione inizia a farsi ridondante, asservito ai voleri di un ideale pubblico "pantofolaio", capace (?) di esaltarsi di fronte a qualche scazzottata punitiva o improbabili sparatorie (vedi il finale). La morale di partenza - indubbiamente nobile ma cinematograficamente vecchia - non lascia speranze nemmeno ad un cast sulla carta vincente, obbligando Morgan Freeman e Kevin Spacey a niente di più che un semplice compitino. Il titolo del film - e la conseguente città immaginaria in cui tutto si svolge - nasce da un'intuizione a dir poco bislacca dello stesso Burke: "il nome Edison fa pensare a Thomas Edison e alle immagini dell'elettricità, dell'industria, tutti concetti che volevo suggerire nel film". Un vero genio, non c'è che dire.