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Eden
I Daft Punk, ovvero Thomas e Guy-Man, vengono rimbalzati a più riprese dalle discoteche: sì, fa ridere. Comunque, c'è chi sta peggio di loro: i Cheers, ovvero il duo garage formato da Paul (Félix de Givry) e Stan (Hugo Conzelman): beh, non è proprio così, perché all'inizio i due adolescenti hanno quasi tutto, successo, amici e, Paul, una ragazza dopo l'altra. Ma poi? Una tournee di successo negli Usa, dove suonano al PS1 di New York, incontri illustri, amori più o meno fugaci e il suicidio di un amico, forse non la mente - e la penna - migliore non della sua generazione, ma della compagnia sicuramente sì.
Altra cosa sono i dj, e l'incursione della talentuosa Mia Hansen-Love nel French Touch ha qui il suo pregio: chi sono i dj, artisti o diversamente impiegati? Parrebbe propendere per la seconda, perché ascesa e caduta hanno al medesima sordina: forse è proprio quella musica, ma sesso, droga e rock'n'roll,s eppure presenti, non abitano qui. L'empatia c'è ma non si vede, quelli da alzare sono i medi, come l'umanità che Eden, questo il titolo del film, inquadra: non è un Paradiso, ma non c'è da dispiacersene troppo, perché si vive, si suona e si esiste sul terrestre, senza voli pindarici, senza colpi di genio, senza colpi d'ala. Di artista ce n'era uno solo, e non suonava, Cyril.
In questa intenzionale, isomorfica aurea mediocritas, fondamentale è la scelta degli attori: Mia non sbaglia un colpo, a partire dal Félix un simil bamboccione perfetto per l'evoluzione/involuzione senza strepiti, senza strappi ma significativa di Paul. Nel cast, le presenze note sono femminili, da Greta Gerwig a Laura Smet fino alla meravigliosa Golshifteh Farahani: sono tutte ragazze di Paul. Anche se non si era i Daft Punk suonare sulla scena parigina aveva comunque un senso. E il film? Mia sa che racconta, il tallonamento dei giovani è morbido, preciso, sentito: un buon film, dunque, orecchiabile, commestibile, sensibile.