Corpi comprati. Corpi desiderati. Corpi amati. Robin Campillo, già montatore e sceneggiatore per Laurent Cantet alla sua opera seconda, costruisce una storia sull'evoluzione dei sentimenti concentrando i momenti cruciali del rapporto tra Daniel, un cinquantenne riservato, e Marek, un ragazzo dell'est Europa incontrato alla Gare du Nord, su alcuni loro momenti di sessualità. Che sono al principio dominati dal denaro e man mano sempre più dal sentimento. Marek è uno sbandato, Daniel se ne innamora fino a mettere in gioco la propria integrità fisica quando il ragazzo è minacciato dalla banda di cui ha fatto a lungo parte. Uno scambio lento, ma impossibile da fermare.
Ma non si faccia l'errore di pensare che Eastern Boys sia un film sull'omosessualità, sarebbe davvero troppo riduttivo. Campillo è interessato agli slittamenti del cuore, la storia tra Daniel e Marek un pretesto per raccontare come possono evolvere i sentimenti all'interno di una coppia, qualunque essa sia. Cambiamento che può escludere la sessualità per arrivare alla scoperta di un altro tipo d'amore. E quello tra i due protagonisti si spingerà infatti verso zone a loro sconosciute, unendoli alla fine in un legame padre figlio più forte di qualsiasi ostacolo. Con l'inatteso scarto finale, Campillo chiude emotivamente un'opera impeccabile, trattenuta nella messa in scena di evidente estrazione documentaria come nella recitazione degli attori principali. Olivier Rabourdin e Kirill Emelyanov sfoderano volti incredibilmente espressivi e non meno riescono, con estremo pudore, a far parlare la pelle. Come già ampiamente dimostrato da Garrel, i cineasti francesi possiedono un tocco speciale nell'analizzare le infinite forme dell'amore.