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Tra le serie tv più celebri e più celebrate dell’ultimo decennio, Downton Abbey (2011-2016) – rispetto a tanti altri format per il piccolo schermo che continuano a sopravvivere stancamente – sarebbe potuta durare in eterno.
Elizabeth McGovern stars as Lady Grantham and Hugh Bonneville as Lord Grantham and in DOWNTON ABBEY, a Focus Features release.Credit: Jaap Buitendijk / © 2019 Focus Features, LLC
Proprio per questo, allora, ritrovare sul grande schermo la magnifica tenuta eponima e i personaggi che l’hanno abitata per sei stagioni (l’aristocratica famiglia Crawley e la squadra dei loro fedeli servitori) produce un effetto lontano dallo straniamento che altre operazioni simili spesso comportano.
Per chi conosce(va) le dinamiche della serie (ambientata fra il 1912 e il 1926), infatti, questa sorta di “Christmas Special” più lungo del consueto (123’) non fa altro che aggiungere un episodio alla longeva epopea creata e scritta da Julian Fellowes (che per il cinema, nel 2001, aveva già scritto anche il meraviglioso e molto simile Gosford Park di Robert Altman), autore a cui (per fortuna) si deve anche questo film.
“I nostri antenati vivevano diversamente da noi, i nostri discendenti vivranno diversamente da noi. Downton Abbey resterà per sempre”.
Il senso di tutto è proprio qui, nello splendido confronto finale tra la solita, monumentale Maggie Smith (l’anziana Violet Crawley) e la nipote Lady Mary (Michelle Dockery), seriamente dubbiosa su quella che dovrà essere la sorta della tenuta considerato il cambiamento dei tempi.
Michelle Dockery è Lady Mary in Downton AbbeyMa la riflessione conclusiva è anteceduta dall’evento più impegnativo e al tempo stesso più emozionante che la famiglia Crawley abbia mai dovuto affrontare: ospitare per una notte i reali d’Inghilterra, le loro maestà Re Giorgio V e la Regina Maria.
La levatura dei visitatori crea scompiglio anche ai piani inferiori e nella macchina di solito ben oliata cominciano a formarsi delle crepe. Mary implora il pensionato Carson (Jim Carter) di ritornare alla casa, solo per questa volta, per supervisionare questo evento così importante, ma non tutto va come previsto.
Ai piani alti una dama di corte (Imelda Staunton) vecchia cugina di Robert Crawley (Hugh Bonneville) porta con sé il “segreto” che l’allontanò molti anni prima dalla famiglia, ai piani bassi l’arrivo della servitù reale capeggiata da un dispotico e insopportabile “paggio” rischia di mettere in un angolo l’intera squadra lavorativa di Downton Abbey.
È come sempre nella meravigliosa freschezza di un batti e ribatti non solamente dialettico che l’impianto orchestrato da Fellowes dà il meglio di sé, eccedendo forse quando si tratta di “costruire” situazioni un poco al limite (il fallito attentato al re, la nottata nel locale clandestino gay del maggiordomo Barrow…) ma salvaguardando in toto la natura originaria della sua creatura, portata sul grande schermo dal buon mestierante Michael Engler (che già aveva diretto qualche episodio della serie tv).
DOWNTON ABBEY, a Focus Features release.Credit : Jaap Buitendijk / © 2019 Focus Features, LLC
Un film che insomma non delude gli affezionati di Downton Abbey, capace anche di rivolgersi a chi la serie non l’ha mai vista (anche se l’intero vissuto di ogni singolo personaggio non può giocoforza essere restituito) e che, soprattutto, potrebbe non rimanere “episodio” isolato di una trasmigrazione che, chissà, potrebbe trovare sul grande schermo un nuovo luogo seriale d’elezione.