2 ottobre 1988: l'adolescente USA Donnie Darko (Jake Gyllenhaal), durante un attacco di sonnambulismo, si imbatte in Frank, un uomo-coniglio che gli predice la fine del mondo - così come lo conosce - in 28 giorni. Quando il ragazzo torna a casa trova la camera devastata da un motore di aereo caduto dal cielo.

Arriva nelle sale il cult-movie diretto da Richard Kelly nella versione presentata per la prima volta al Sundance nel 2001, anziché nel director's cut (133' anziché 113') della Mostra di Venezia. La cornice delle allucinazioni di Donnie è l'America anni '80 che segue in TV il dibattito presidenziale tra Bush e Dukakis, legge Stephen King, ascolta i Duran Duran: materialismo, consumismo, individualismo e cinismo si fondono nel ritratto del nostro recente passato, di cui Donnie è elemento dissonante.

Un corpo estraneo capace di manipolare lo spazio e il tempo: il libro The Philosophy of Time Travel - donato al ragazzo dal prof. di fisica - è la chiave per accedere a un Universo Tangente. Mescolanza di fantascienza, horror e indagine sociologica delle moderne periferie, Donnie Darko fatica a trovare il proprio ubi consistam cinematografico: senza questo punto d'appoggio poetico il mondo parallelo di Donnie - e del film - rischia il collasso.

"Il sostegno dei fan - ha affermato il trentenne Kelly - ha imposto l'esistenza di Donnie Darko": capire il perché diventa la nostra missione. Nel cast troviamo anche Drew Barrymore, insegnante anti-conformista, e Patrick Swayze, guru moralista in pubblico e orco in privato. Quello della distribuzione, comunque, continua a essere un universo parallelo.