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Dio esiste a vive a Bruxelles
Che cosa faremmo conoscendo il giorno e l’ora esatti della nostra morte? La domanda ultima viene assunta come ipotesi di realtà dall’eccentrico Jaco van Dormael e dal suo Dio esiste e vive a Bruxelles (candidato dal Belgio per l’Oscar ) Una commedia freak e sconclusionata, in cui l’onnipotente è un misantropo che tiene famiglia – una moglie e due figli: una femmina e il maggiore, Gesù – e scherza con l’umanità inviando dal suo pc dolori e sciagure. Finché la secondogenita non ne manomette il programma spedendo a ogni povero sventurato sulla terra un sms con la propria personale deadline. E si scatena il caos. Un caos in cui il regista belga conferma di stare a suo agio, sfoggiando la classica stravaganza formale - ora visionaria, ora solo kitsch - e la solita irritante fumosità di scrittura. Dalla letteratura alla musica, l’idea di riscrivere i Vangeli di per sé non è originale ma il modo in cui Van Dormael, regista senza mezze misure, la mette in scena è stravagante e a tratti balorda. Peccato che questa teologia interamente orizzontale non si stacchi da terra nemmeno per senso e ambizioni. Il profluvio di invenzioni, il bel cast e il sotterraneo credo femminista tengono in piedi un film che procede sgonfiandosi.