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Diario del saccheggio
di Fernando Solanas
Bambini infangati che razzolano in una discarica e sfarzosi saloni dei palazzi di governo. Pance gonfie di vermi e di fame e dita avide che contano mazzette di dollari. Rigoroso e potentissimo nel suo incipit, Il diario del saccheggio è un'impietosa fotografia degli esasperati contrasti argentini. Di quel baratro profondo, scavato nel ventre della nazione dal saccheggio a cui allude il titolo. Le immagini recenti dei supermercati presi d'assalto sono soltanto la punta di un iceberg: la memoria del documentarista Fernando Solanas torna addirittura al 1824, alla nascita di quel debito nazionale che da allora ha iniziato a soffocare l'intera nazione. Quasi due secoli dopo: le prime immagini risalgono all'ottobre del 2001. Le promesse del presidente De La Rua si sono risolte nella supina accettazione delle richieste del Fondo Monetario Internazionale. Lo spettro di Meném rivive in una politica di privatizzazioni e svalutazione che ha messo in ginocchio il paese. Appena due mesi dopo la crisi esplode in una rabbia spontanea. Mentre le banche congelano i conti e il presidente minimizza, la popolazione prende d'assalto i negozi. Non si tratta però del saccheggio del titolo. E' la rivolta degli affamati, come fa appena in tempo a dire un manifestante, trascinato a forza dalla polizia. Sembrano esserci tutti in piazza quel 20 dicembre. "El pueblo unido jamas sera vencido": cento, mille voci trovano nel canto l'incoraggiamento alla loro lotta. Sono casalinghe, studenti, operai e impiegati traditi dalla democrazia che i loro padri avevano difeso da 7 anni di dittatura. Come è stato possibile ridurre alla fame un paese così ricco? In questo primo capitolo della trilogia dedicata all'Argentina, di cui a Venezia abbiamo applaudito La dignità degli ultimi, Solanas trova la risposta in un'"aggressione silenziosa" che ha fatto più vittime del regime e della guerra delle Falkland. Anni e anni di politica economica, cioè, con cui Alfonsin prima e Menem poi, hanno messo in pratica un saccheggio sistematico e indiscriminato. Acqua, gas, petrolio, compagnie aeree: una dopo l'altra, tutte le principali imprese pubbliche vengono svendute a colossi finanziari occidentali. Punta il dito con rigore Solanas. Senza retorica e lasciando parlare volti, immagini e storie, come meglio non avrebbe potuto fare. Non suggerisce soluzioni, ma dimostra intanto che l'Argentina c'è. Ormai libera da quell'apatia che il regime di Videla sembrava averle cucito addosso.