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Kate Box e Nina Oyama in Deadloch - Uno strano genere di delitti (2023)
Nella pittoresca cittadina tasmaniana di Deadloch, dove la brezza del mare porta il suono di stravaganti melodie queer e la gente del posto custodisce più di un segreto, il duo comico australiano di McCartney e McLennan – conosciute come “The Kates” – ha tessuto un arazzo di assurdità nella loro più recente creazione, disponibile su Amazon Prime. Questa serie unica, una deliziosa miscela di black humor, eccentricità e mistero, invita gli spettatori in un mondo in cui il bizzarro diventa ordinario, e l'inaspettato è l'unica costante.
La storia inizia con la scoperta di un cadavere sulla spiaggia che spingerà la sergente Dulcie Collins, interpretata da Kate Box con ammirevole compostezza, a vestire di nuovo i panni della detective. Il suo contegnoso riserbo sembra essere l’unico contrappeso al caotico drappello dei suoi concittadini e l’arrivo da Darwin della detective Eddie Redcliffe – un’incontenibile Madeleine Sami – sarà la tessera del domino che farà crollare irrimediabilmente il delicato equilibrio della vita di Dulcie, basato sulla serenità mentale di sua moglie Cath, molto affettuosa, certo, ma decisamente possessiva e soffocante.
Gli episodi iniziali sembrano porre le basi per una classica dinamica buddy cop; invece, gli autori guidano sapientemente la narrazione lontano dai tropi prevedibili, trasformando quello che avrebbe potuto essere un mistery crime tradizionale in qualcosa di diverso.
Quell'atmosfera solenne e grave da giallo nordeuropeo perde del tutto la sua credibilità e quel grigio Barnaby che colora il cielo si dissipa alla prima prova del coro che intona I Touch Myself e all’improbabile coinvolgimento di una foca paffuta nelle indagini.
Il numero delle vittime (tutti uomini) non accenna a fermarsi e la caccia al serial killer si rivela un pretesto narrativo per affrontare diverse questioni sociali, tra cui la misoginia e l’impatto trasformativo di personaggi femminili anticonvenzionali e progressisti su una comunità conservatrice. E così, all’evolvere degli eventi, cresce anche il coinvolgimento del pubblico e la sua capacità di comprendere l’ironia e la critica agli stereotipi dietro la volgarità di Eddie, l’ingenuità di Abby o l’indifferenza di Sven, due agenti alle prese col loro primo caso di omicidio. Sono delle resistenze che bisogna saper superare e inquadrare nella giusta prospettiva, se si vuole apprezzare una serie come Deadloch che ha il merito di essere riuscita a trasformare personaggi potenzialmente unidimensionali in individui complessi e sfaccettati.
Queste donne crescono, si scoprono più forti e intelligenti o più tenere e vulnerabili, si rivelano per quello che sono, anche nell’egoismo e nella meschinità, riconoscono i loro sbagli oppure no, rivendicando le loro scelte fino all’ultimo respiro. Mentre gli uomini… Beh, per lo più rimangono drammaticamente uguali a sé stessi.
Kate McCartney e Kate McLennan sono riuscite a scombinare le piattaforme streaming con la loro serie parodica, grottesca, femminile e barocca, e insieme al loro talentuoso cast, hanno sfidato le categorizzazioni scontate, lasciando il pubblico magari perplesso e non sempre convinto, ma sicuramente divertito. Il finale di stagione promette l’inizio di una nuova indagine e non vediamo l’ora di rivedere in azione Eddie e Dulcie. E anche se la scena sembra spostarsi a Darwin, il battito unico dell'energia di Deadloch continua a pulsare nel silenzio: lungo le coste australiane, ogni increspatura dell’acqua prima ancora della marea può portare a galla nuovi misteri e i fan rimangono ad aspettare sulla riva.